Approfittando di un weekend nel Nord Est e di una domenica di pieno sole, io e C. abbiamo deciso di fare un giro a Venezia per andare a vedere la mostra di Franco Fontana, Full color, attualmente in corso all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti a Palazzo Franchetti.
Venezia è in pieno trip carnevalesco e nei momenti in cui si incontra la fiumana di gente che attraversa i percorsi principali si fa decisamente fatica a camminare. Però è bello perdersi nei suoi vicoli, girare in tondo senza avere la più pallida idea di dove ci si trova, fare un giro pazzesco per raggiungere un posto che in linea d’aria sarebbe stato vicinissimo.
Insomma, dopo il bagno di folla (ma anche due bruschette, una birretta e due frittelle veneziane), arriviamo alla sede della mostra.
Non conoscevo Franco Fontana, anche se forse avevo già visto qualcuna delle sue straordinarie foto, che possono essere tranquillamente scambiate per quadri. La mostra inizia con una impressionante serie di paesaggi, scatti fatti in prevalenza in Puglia e Basilicata tra gli anni Settanta e Ottanta. Geometrie di colori che producono astrazioni alla Rothko, mentre invece sono strisce, triangoli, quadrati di campi e di cieli in cui la luce e i colori molto saturi producono un effetto fortemente irrealistico.
Si prosegue con la serie dei mari (giustapposizioni orizzontali di cieli, strisce di luce e acqua) e poi con quella degli asfalti, sorprendente nel trasformare strisce di colore banali, tracciate sul grigio intenso dell’asfalto, in icone pop cariche di emozioni.
Segue la serie degli scatti realizzati negli Stati Uniti negli anni Ottanta, tra le prime foto in cui si vedono comparire anche esseri umani, che diventano però essi stessi macchie di colore bidimensionali dentro ambientazioni quasi stranianti, una specie di versione contemporanea dei quadri di Hopper.
Bellissima la serie dei paesaggi urbani, dove angoli di case, muri colorati, pezzi di graffiti, ombre, tetti e mattoni vanno a disegnare paesaggi astratti non molto distanti da quelli realizzati fotografando la natura. La capacità di Fontana di vedere al di là del visibile, le sue intuizioni nel trovare forme altre nella realtà che ci circonda e di portarle alla luce sono davvero sorprendenti e spiazzanti.
Le ultime serie di foto, quelle realizzate nella piscina e quelle sulle statue di un cimitero monumentale – pur affascinanti – escono un po’ dal registro proprio del fotografo e personalmente mi piacciono di meno.
Girare per le sale della mostra e ascoltare lo stesso Fontana parlare delle sue fotografie nel video che introduce la mostra (e che ho prontamente acquistato) mi ha fatto venire una gran voglia di andare in giro a fotografare e anche di avere un maestro come lui che mi racconti che cosa è la fotografia. Il fatto è che la sua sensibilità e il suo modo di concepire il rapporto con il mondo circostante per il tramite della macchina fotografica li ho sentiti molto vicini a me e alle mie modalità di percezione. Una sintonia di visione e di linguaggio fotografico che mi ha molto colpito e mi ha fatto venire una voglia pazzesca di fotografare.
Per l’intanto ho potuto giusto fare un paio di foto di Venezia al tramonto. Ma voglio tornare a cercare di più situazioni in cui fotografare. Del resto - come dice lui - la fotografia è tutta un puntamento, proprio come la vita.
Voto: 4/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!