Quasi in zona Cesarini io e C. riusciamo finalmente ad andare a vedere la mostra su Augusto, in corso fino al 9 febbraio alle Scuderie del Quirinale. Diciamo che vista la recente passione per l’antichità romana non potevamo perderla!
Ed effettivamente la mostra – sebbene resa per noi un po’ più faticosa dalle due birrette bevute dall’Antò (insieme alla farinata, alla focaccia col formaggio e al pane sciapo con la coppa) – merita. La figura di Augusto viene ricostruita in tutte le sue sfaccettature attraverso l’esposizione di numerosi pezzi scultorei (ritratti ed elementi decorativi), nonché molteplici oggetti della vita quotidiana e oggetti preziosi, come cammei, monete e similari.
La prima parte della mostra è dedicata al racconto della famiglia di Augusto: le mogli, la figlia, i nipoti, i fratelli e sorelle con le relative famiglie, e tutti i tentativi di designare un successore che – spesso a causa della morte o della caduta in disgrazia dello stesso – costringeva l'imperatore a una nuova scelta. La famiglia di Augusto ci viene mostrata attraverso un'impressionante serie di ritratti a mezzobusto, nonché alcune statue a figura intera.
A seguire ci viene raccontato il processo di costruzione dell’immagine e dell’ideologia augustea, che molto deve all’esempio del mondo greco e che risente fortemente del modello ellenizzante nelle scelte scultoree e non solo.
Il secondo piano della mostra si focalizza sulla piena attuazione dell’ideologia augustea, quella temperie socio-politica e culturale nella quale fu immaginata la realizzazione dell’Ara Pacis. In pratica, un’epoca che Augusto voleva presentare ai romani e alle altre popolazioni dell’impero come un’età di prosperità e di pace come mai Roma aveva vissuto fino a quel momento.
Infine, l’ultima parte della mostra è dedicata al processo di divizzazione di Augusto dopo la morte, iniziato già con i riti del suo funerale.
Insomma, una panoramica ricca e affascinante, che – come tutte le mostre di questo genere – richiede anche un certo sforzo di immaginazione per dare contorni riconoscibili a un mondo molto lontano dal nostro e le cui testimonianze, per quanto numerose, richiedono l’applicazione di vari – e non sempre semplici – livelli interpretativi.
Una mostra che vale sicuramente la pena di essere vista.
Unico appunto: alcune monete e cammei contenuti nelle teche di vetro, pur provvisti di lente di ingrandimento, sono posizionati in modo tale rispetto alle luci da non essere visibili nemmeno con la lente.
Voto: 3,5/5
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