mercoledì 10 luglio 2013
L'intervista / Manuele Fior
L'intervista / Manuele Fior. Bologna: Coconino Press, 2013.
Più mi addentro nel mondo dei graphis novels e più resto affascinata dall’originalità e dalla ricchezza di questa arte che occupa un posto a parte sia rispetto alla letteratura sia rispetto alle arti visive. Il mix unico che questo tipo di lavori riesce a realizzare tra la parola scritta e l’immagine, tra il detto esplicitamente e il sottinteso è di per se stesso intrigante e richiede al lettore un’attenzione e una predisposizione particolari. Io sto imparando poco a poco e, come nel caso de L’intervista di Manuele Fior, prima di mettere per iscritto le mie riflessioni ho preferito leggere una seconda volta.
Forse l’intenzione di Manuele Fior in questo suo lavoro era proprio quello di esplorare i confini della nostra capacità di comunicare in modi e con strumenti diversi.
La storia de L’intervista è piuttosto articolata: protagonisti sono principalmente Raniero, uno psicologo in crisi con la moglie, e Dora, una giovane donna che i genitori dicono soffrire di allucinazioni.
Siamo nel 2048 in una cittadina di provincia del nordest italiano. Il mondo così come oggi lo conosciamo è profondamente cambiato: ci sono stati i moti di disunificazione, i centri storici sono stati prima abbandonati e poi recuperati ma completamente blindati, le automobili sono teleguidate, il mondo circostante è altamente tecnologico, un gruppo di giovani ha istituito la nuova convenzione inaugurando una modalità non esclusiva di vivere i rapporti affettivi. Il fatto è che in questo mondo, dove apparentemente niente è più come prima, in realtà l’umanità è sempre la stessa, alle prese con i propri sentimenti e la difficoltà di gestire le relazioni con il mondo circostante, nel costante tentativo di entrare in comunicazione con esso.
In questo mondo, ad un certo momento, alcune persone, tra cui in primis Raniero e Dora, cominciano a vedere dei triangoli luminosi nel cielo, che preannunciano il possibile arrivo di civiltà extraterrestri a sconvolgere gli equilibri che nel frattempo si sono costituiti.
Da qui una serie di eventi che porteranno Raniero e Dora ad avvicinarsi nella ricerca di quell’affetto che in fondo manca a entrambi. Ma questo contatto, fatto di inevitabili incomprensioni, ma al contempo di grande affinità, come spesso accade produrrà esiti imprevisti o imprevedibili, o forse esiti fin troppo prevedibili.
II contatto degli extraterresti in forma di triangoli luminosi lasceranno in eredità ad alcuni, in particolare a Dora, il dono della telepatia. La ritroviamo a 130 anni che tiene una specie di seminario telepatico a degli studenti in cui racconterà cosa è accaduto nel 2048. La telepatia non risolve però il mistero dei sentimenti e della complessità umana. I pensieri coscienti non esauriscono il groviglio di emozioni di cui siamo fatti. E in fondo va bene così.
Manuele Fior ci propone un’opera ambiziosa e per certi versi molto diversa dal suo lavoro precedente, Cinquemila chilometri al secondo. Narrativamente coraggiosa, graficamente molto suggestiva ed evocativa, nel tentativo di tradurre in immagine il flusso di coscienza e i percorsi emotivi dell’animo umano. Il disegno è al contempo realistico e in parte surreale, nel momento in cui si muove al confine tra il conscio e l’inconscio, tra la realtà vera e quella interiore.
Affascinante. Gli inglesi direbbero challenging.
Voto: 3,5/5
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