giovedì 21 marzo 2013
Il giro del mondo in 80 minuti / Orchestra di Piazza Vittorio
Avevo raccontato nel mio post del 2011 le origini dell'Orchestra di Piazza Vittorio, nonché il mio entusiasmo per il loro spettacolo Il flauto magico secondo l'Orchestra di Piazza Vittorio rappresentato al Teatro Olimpico di Roma.
Così, quando ho saputo che l'Orchestra tornava sul palco con un nuovo lavoro, Il giro del mondo in 80 minuti, non ci ho pensato due volte a comprare i biglietti.
Devo dire che sono arrivata a teatro (sempre il Teatro Olimpico) stanchissima e questo non deve aver aiutato, però non posso dire di essere uscita dallo spettacolo completamente soddisfatta.
L'idea de Il giro del mondo in 80 minuti è molto semplice: Mario Tronco, il direttore dell'Orchestra, è il capitano di una nave/zattera che è in partenza per un giro intorno al mondo e che accoglie ogni tipo di migrante o di persona che coltiva speranze per il proprio futuro. La condizione per salire sulla nave è portare con se uno strumento musicale e una canzone.
E così vediamo sfilare sul palco e unirsi al gruppo i componenti dell'orchestra che ci raccontano, attraverso le canzoni, le loro storie e il mondo dal quale provengono, mescolandosi con tutti coloro che sul palco hanno già trovato posto.
Ne viene fuori un caleidoscopio di suoni, di colori e di musica, incorniciato da una vera e propria ninna nanna che apre e chiude lo spettacolo e il sogno di un viaggio verso la libertà.
Dal punto di vista musicale, la proposta dell'Orchestra di Piazza Vittorio si dimostra ancora una volta vincente e convincente. Devo però dire che l'impianto narrativo di questo spettacolo mi è sembrato un po' debole e forzato. Il filo conduttore rappresentato dal centurione romano di colore (il simpaticissimo Omar López Valle) risulta un pochino semplicistico, così come alcuni passaggi che fanno da collante a una storia che in realtà è soltanto un pretesto per fare della buona musica.
In conclusione, Il giro del mondo in 80 minuti è un bellissimo concerto, che avrebbe potuto benissimo fare a meno della struttura narrativa di fondo e - anzi - forse ne avrebbe guadagnato.
Ciò detto, lo spettacolo è godibile e vale la pena.
Voto: 3/5
C'eravamo anche noi!! E se hai sentito duettare uno gnomo duenne dalla galleria è perchè il piccolo, che si impegna da un anno con i più recenti ritrovati della teoria musical-pedagogica (!), ha trovato perfettamente naturale rispondere nota a nota alla ballata 'senza parole' di Carlos Paz Duque. Imbarazzo a parte, anche noi abbiamo trovato un po' pretestuosa la cornice del concerto (e leggendo che in cartellone era prevista una diversa esibizione abbiamo pensato ad un veloce ripensamento in corso di programmazione); mentre per il convolgimento forse potremmo meglio giudicare non avessimo avuto pargoli da contenere. Resta comunque sempre un'esperienza talmente bella e ricca che vale la pena seguirli. Ho molto apprezzato che abbiamo dedicato una serata intera in beneficenza ad una casa famiglia.
RispondiEliminaGran saluti,
A.
Avrei voluto proprio vedervi! :-))
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