Premessa: non capisco assolutamente nulla di musica classica, però quest’anno mi sono fatta convincere ad andare a sentire un po’ di concerti al Santa Cecilia.
Il primo è stato La creazione di Haydn ed io, da secchiona quale sono sempre stata, mi sono preparata attentamente. Ho comprato il CD con lo stesso concerto diretto da Leonard Bernstein (mica uno qualunque) e l’ho ascoltato almeno 4-5 volte in modo da abituare un po’ l’orecchio alla musica.
Poi mi sono letta una breve introduzione a questa opera musicale, dalla quale non solo sono riuscita a collocare cronologicamente e geograficamente Haydn, ma ho anche imparato che La creazione appartiene al genere dell’Oratorio (semplificando, un insieme di orchestra e cantato a tematica sacra) e ho scoperto che essa è stata realizzata prima in inglese, perché a Vienna nessuno voleva finanziare Haydn nella realizzazione di qualcosa che lì si considerava già superato, mentre a Londra gli oratori erano ancora molto apprezzati. Questa prima versione inglese (a partire da un libretto scritto per Handel) è stata poi tradotta parola per parola in tedesco, lingua nella quale La creazione è stata portata in scena per la prima volta.
Si tratta di circa due ore di musica in tre parti. Nella prima si narra in musica la creazione del mondo, nella seconda la creazione degli animali e dell’uomo e la terza è dedicata ad Adamo ed Eva.
Per la prima volta in un concerto di questo genere non mi si sono mai chiusi gli occhi, anzi – libretto alla mano – ho seguito tutto con grande partecipazione ed emozione.
E nel mio essere completamente profana e a digiuno di musica classica il passaggio della creazione del sole e della luna mi ha veramente emozionato.
Ovviamente non sono in grado di dire assolutamente niente sulla resa da parte dell’orchestra e coro dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia, diretta da Hartmut Haenchen, e da parte dei cantanti solisti Marita Solberg (soprano), Jeremy Ovenden (tenore) e Kay Stiefermann (basso). A me è sembrato di aver ascoltato un concerto di alto livello e di aver vissuto un’esperienza molto particolare anche nell’assistere al meraviglioso spettacolo di un palco in cui trovano spazio un grande coro, un’orchestra al completo e tre cantanti solisti (un soprano, un baritono e un basso), che con i loro movimenti creano una vera e propria coreografia di accompagnamento all’ascolto.
Mi dicono che la musica classica è principalmente un’emozione e che questo è l’unico dato rilevante nella valutazione. A me La creazione ha emozionato.
(Ma lasciate che per questa volta mi astenga da punteggi, ché non mi sento all’altezza).
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