Non ve ne ho mai parlato, ma questa è l'occasione buona per confessare che sono un'accanita cicloturista. Quello di quest'anno è stato il mio decimo viaggio in bicicletta, il sesto in Francia.
No, non vado in Francia in bicicletta; la bicicletta la trovo nel posto dove comincia il tour.
No, non mi porto i bagagli dietro; l'ho fatto solo la prima volta (in Olanda, primo e unico viaggio auto-organizzato), ma dall'anno successivo ho ritenuto che sarebbe stato molto meglio affidarsi a un'agenzia specializzata per la prenotazione degli alberghi, il trasporto dei bagagli, la definizione del percorso e la documentazione relativa, al fine di potersi muovere in tutta libertà e sicurezza.
Di agenzie di questo tipo in Italia ce ne sono almeno tre, Due ruote nel vento, Girolibero (ramo dell'associazione Zeppelin) e Verde Natura (tutte sperimentate in prima persona), che a loro volta si appoggiano - per i viaggi all'estero - alle numerose agenzie locali specializzate nello stesso tipo di viaggi.
Di viaggi che possano essere fatti individualmente (ossia in autonomia, senza doversi aggregare a un gruppo) ce ne sono centinaia (in Europa e nel mondo), e ogni anno l'offerta si amplia e diversifica. Basta dare un'occhiata ai cataloghi delle agenzie succitate per rendersene conto. Peccato che i viaggi realmente affrontabili, per chi come me non ha alcuna preparazione specifica e durante l'anno non va quasi mai in bicicletta, non siano poi infiniti!!
Le variabili che determinano la difficoltà del viaggio sono numerose; non è soltanto un fatto di km giornalieri (di solito in questi viaggi si fanno dai 45 agli 80 km al giorno, per un totale di circa 300-350 km in una settimana), bensì anche di tipologia del percorso e di condizioni atmosferiche: salite e discese, sterrati, vento, pioggia e così via. E così, 50 km possono essere una vera passeggiata in scioltezza, ovvero una faticosa prova atletica, che si sconterà l'indomani.
Certo, sugli stessi percorsi si incontrano arzilli vecchietti che sfrecciano a velocità per me inimmaginabili e che si ritrovano la sera a cena freschi come rose, mentre io alle 21,30 sono già atterrata distrutta sul lettino. Ma - come si sa - si assiste a un peggioramento della specie e le generazioni diventano sempre meno resistenti alla fatica... o almeno così ne concludo dopo un po' di esperienze di questo tipo.
I percorsi possono essere, a seconda dei casi, circolari ovvero lineari (terminando dunque in un posto diverso da quello di partenza). In ogni caso, l'area coperta è sempre piuttosto limitata, diciamo corrispondente a una provincia italiana non troppo estesa. Se, dunque, volete vedere tutto, questa non è la vacanza per voi.
D'altra parte, il viaggio in bicicletta consente di entrare nello spirito di un luogo molto di più di quanto la velocità di una macchina o la preselezione operata da un treno non consentano.
Con la bicicletta si attraversano alla stessa velocità luoghi molto turistici e pieni di gente e sperduti paesi i cui abitanti non sembrano essersi mai mossi di lì, strade importanti e oscuri sentieri che tagliano boschi e campagne, piste ciclabili attrezzate e stradelli ghiaiosi.
In un'area così piccola si può avere un assaggio di moltissime cose e di paesaggi molto diversi. Ad esempio, durante il viaggio di quest'anno sulla costa atlantica della Vandea, ci sono state le dune sull'oceano - come immaginabile - ma anche la campagna con i girasoli, le saline, le paludi, i laghi, i canali, le foreste, i paesi. Il sole e il vento hanno accompagnato ogni pedalata.
Il viaggio in bicicletta è un'occasione per stare in contatto con la natura, per sentire il proprio corpo (tutto l'anno costretto su una sedia di fronte a un computer), per apprezzare l'enogastronomia locale (e la Francia da questo punto di vista è splendida!), per dormire profondamente, stremati da una stanchezza sana, per sospendere la quotidianità e l'ordinario in maniera originale, per sperimentare il gusto dell'avventura.
Quest'anno ci è toccato cambiare due camere d'aria forate, trasportare quasi a spalla le biciclette con le ruote piene del fango di uno sterrato dopo una notte di pioggia, pedalare con una ruota deformata a causa di tre raggi spezzatisi l'uno dopo l'altro, aspettare il raro passaggio di una automobile per chiedere indicazioni stradali dopo aver toppato il percorso indicato sulla road map.
In altri viaggi ci è toccato pedalare un'intera giornata sotto la pioggia bagnandoci fino al midollo nonostante l'attrezzatura, ovvero temere di non avere forze sufficienti per percorrere gli ultimi chilometri.
Quest'anno a scandire il nostro percorso sono stati Les Sables d'Olonne, St Gilles Croix de Vie, Bouin, il Passage du Gois, l'Ile de Noirmoutier e l'Ile d'Yeu. Forse a distanza di qualche settimana non ricorderemo perfettamente in quale paesino avevamo scattato la foto di quella chiesa gotica o di quella spiaggia atlantica, ma la memoria dello spirito della Vandea rimarrà indelebile nelle nostre menti.
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