Come dice la canzone di Jaune Toujours, Ici Bxl, (che sta alla città di Bruxelles come Empire state of mind di Jay-Z sta a New York), Bruxelles non è certo Parigi, non è New York, eppure non le manca una certa vitalità e fascino (vedi anche la prima puntata!).
Di guide gastronomiche, culturali e artistico-architettoniche della città in rete ce n'è quante ne volete. La mia sarà una guida sui generis, più che altro una guida del cuore e della memoria...
A me di questa città mancheranno (in ordine sparso):
- le gaufres e i camioncini che tutti i giorni si fermano agli angoli delle strade per venderle (in particolare quello di Avenue de la Toison d'Or, pochi metri da casa mia, con il suo irresistibile profumo di pasta lievitata zuccherata);
- la vista della città all'imbrunire dalle grandi finestre del mio appartamento (con l'imponente chiesa del Sablon, la torre della cattedrale, i palazzi illuminati, l'Atomium e lo stadio sullo sfondo) ;
- i grandi murales a fumetti dipinti su pezzi di pareti di case aggettanti sulla strada;
- Dille & Kamille e il tempo infinito passato a studiare tutti i piccoli oggetti per la cucina (per non parlare delle buonissime marmellate che mi sono perfino portata in Italia);
- i burri salati, con le loro mille marche e varianti che riempiono un'intera ala del frigorifero del supermercato;
- le brasseries di cucina belga, da Fin de Siècle a Les brassins, da Ploegmans a Belgo Belge, con le loro carbonnades, gli stoemps, le frites, i tiramisu agli speculoos ecc.;
- il quartiere africano di Matongé e la zona di Saint Boniface con i loro negozietti che vendono le stoffe colorate e i prodotti più improbabili e i tantissimi ristoranti etnici;
- le frites (in cartoccio) con la salsa che volete voi (io preferisco il ketchup), in particolare quelle di place Flagey, nonostante il tipo lentissimo che gestisce il baracchino e la fila ovviamente interminabile;
- i pub, come il Delirium tremens, che hanno sulla carta centinaia di birre (bionde, bianche, scure, d'abbazia, artigianali), con i loro interni fumosi e semibui, con le pareti decorate di vassoi e lampade con i marchi delle birre;
- la sala da the di Rue de Rollebeek, dove il timer ricorda quando l'infusione è perfetta e gli scones con la salsa alla vaniglia sono divini;
- la boulangerie Paul che sarà pure estremamente industriale e commerciale (c'è persino all'aeroporto di Charleroi), ma per chi viene da posti che non siano la Francia o il Belgio resta il paradiso delle brioches, dei croissants, dei pains au chocolat, delle quiches alle verdure, del pane ai cereali...;
- le cioccolaterie, quelle artigianali su tutte, sebbene anche Leonidas e Neuhaus si difendano bene;
- i supermercati con le affettatrici automatiche per il pane e i grandi spremiagrumi per portarsi a casa solo il succo di arancia, piuttosto che pesanti buste di arance, ma anche con intere pareti di cioccolata e decine di varianti delle buonissime barrette Galler, con la vasta scelta di birre (ho amato la Ciney), ma anche di vini, i tanti tipi di zucchero (ho adorato la cassonade brune);
- i negozi di fumetti (in Italia praticamente inesistenti) che, oltre a vendere tutto l'immaginabile in termini di albi, hanno anche delle bellissime stampe di tavole e disegni da incorniciare;
- il parchetto di palazzo Egmont, incastonato tra la circonvallazione e il quartiere del Sablon, oasi verde e scorciatoia da casa mia per il centro, nonché tutti gli altri immensi parchi della città;
- il grande spiazzo davanti alla sede centrale della Ing Direct, dove ogni tardo pomeriggio ragazzi di ogni età si esibiscono con i loro skateboard e le loro biciclette snodate;
- le gallerie antiquarie e d'arte e i mercatini brocante (di antiquatariato) e vide grenier (delle pulci) de Les Marolles;
- l'enorme mercato della domenica mattina intorno alla Gare du Midi, con i suoi banchi che rappresentano praticamente ogni paese del mondo e dove è possibile trovare di tutto;
- il quartiere di Saint Gilles, con il suo clima giovane senza essere fighetto, la sua maison du peuple al centro della piazza principale, i suoi locali dove c'è quasi sempre un concerto;
- la zona di Saint Gery con il suo mercato coperto trasformato in spazio espositivo e pub e la straordinaria concentrazione di caffè, birrerie e tavolini all'aperto;
- il buonissimo ristorante thailandese Khun May di Rue du Commerce, purtroppo scoperto troppo tardi;
- le numerose possibilità di ascoltare buona musica (dalle rassegne gratuite nei pub come Stoemp!, all'ottima programmazione di posti come il Botanique e l'Ancienne Belgique);
- il b&b dei miei amici Dominique e Armel, persone dotate di un'umanità e generosità squisita;
- la pizza de La brace, dove saranno pure antipatici, come dicono alcuni, ma si mangia la pizza più buona di Bruxelles, che potrebbe fare concorrenza anche a molte pizze italiane;
- la Maison des crepes di Rue du Midi, dove per un attimo ci si sente in Bretagna davanti a una galette de sarrasin innaffiata da buon sidro;
- il cinema Vendome con la sua aria antica e la buona programmazione;
- la zona di Sainte Catherine con i suoi ristoranti di pesce e la sua atmosfera tra il decadente e il multietnico;
- l'ascensore Poelaert (struttura che si staglia sullo sfondo di un'immensa terrazza panoramica all'ombra dell'orribile Palazzo di Giustizia) che funziona giorno e notte per collegare Louise a Rue Haute (tra Sablon e Marolles);
- la possibilità di arrivare, comodamente seduti in treno, in un'ora e mezzo a Parigi e in due ore a Londra ;
- la Galleria della Regina e il bistrot da pranzo veloce che si trova subito dopo l'angolo su Rue d'Arenberg;
- il baretto ricavato nello "scatinato" del cinema Nova, che non sai mai se troverai aperto;
- le buonissime pitte greche ripiene di Le Perroquet (nella zona alta del Sablon);
- il Bozar e le sue mostre;
- il museo Magritte e il suo cane impagliato;
- gli speculoos, la crema spalmabile agli speculoos, il gelato agli speculoos, che o li odi o li ami;
- le centinaia di folding bikes (Brompton, Dahon ecc.) che, nonostante le avvertenze di pericolosità dei bruxellesi, continuano a sfrecciare per tutta la città e a invadere la critical mass di Porte de Namur (ma state attenti che non ve la rubino, come è successo a me);
- scoprire che Bruxelles non è affatto piatta, come tutti credono, bensì tutta salite e discese...;
- l'ibridazione architettonica, culturale, linguistica che non sempre produce bellezza, ma certamente suscita interesse;
- le gallerie commerciali (di ottocentesca memoria), che puoi usare per passeggiare e guardare vetrine, come scorciatoia o come luogo per ripararti dal freddo;
- il ristorante (nonché associazione culturale belgo-africana) l'Horloge du Sud, dove la somma di belgi e africani produce un servizio lentissimo, ma l'atmosfera è rilassante, divertente e si mangia bene senza spendere troppo (e spesso ascoltando buona musica);
- le kickers, perché in Italia si trovano solo quelle da bambini, mentre l'atelier di Bruxelles fa delle collezioni di scarpe da adulti molto molto belle.
Bene, direi che è abbastanza, altrimenti cominciate a chiedervi perché non sono rimasta là. Ma, come probabilmente sapete per esperienza, per ciò che ci piace di solito c'è almeno altrettanto che non ci piace.
Del resto, le esperienze, i posti, i viaggi, le persone vanno presi un po' come la vita, con i suoi alti e bassi e il suo mix irripetibile di sensazioni che sta a ciascuno interpretare e accomodare rispetto a se stessi.
Quindi, eccomi Italia, eccomi Roma, eccomi Puglia.
Si ri-volta pagina, pronti a vivere tutto intensamente come sempre, senza dimenticare nulla di quello che si è vissuto.
...con tutte queste indicazioni farò un figurone con i miei amici a Bruxelles!!! Penso proprio di adottarle come canovaccio...e ti farò sapere! ;)
RispondiEliminaDivertiti, Davide! Ricordati che a saperla sfruttare Bruxelles non è affatto una città noiosa... ;-) Baci!
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