giovedì 12 febbraio 2009
Frost / Nixon: Il duello
Il film è molto bello, nonostante il fatto che la seconda metà sia interamente giocata sul duello verbale (e non solo) tra David Frost e Richard Nixon, e quindi praticamente recitata da soli due attori. Gli attori principali, Michael Sheen e Frank Langella sono a dir poco strepitosi e anche i comprimari se la cavano splendidamente. E tanto più per questo mi sarebbe piaciuto vedere il film in lingua originale, perché probabilmente si sarebbe potuta apprezzare di più la recitazione.
Come spesso mi accade, alla fine del film ne vedo chiaramente i due livelli di lettura:
- quello apparentemente documentaristico che racconta come un presentatore di talk show riuscì a far ammettere a Nixon le sue colpe riguardo al Watergate, dando una risposta alla forte protesta suscitata nel popolo americano dalla vicenda e dal fatto che Nixon era stato istituzionalmente perdonato e non aveva dovuto subire alcun processo (evidentemente, la vicenda richiama, più o meno esplicitamente, similitudini ed eventi della recente storia americana);
- quello più sottile del ruolo della televisione, della spettacolarizzazione della politica e del potere, della seduzione politica e mediatica.
Ovviamente, mi interessa molto di più questo secondo livello di lettura, esplicitato nell'ultima parte del film dalla testimonianza di James Reston Jr (Sam Rockwell), e confortato da quanti dicono che in realtà l'ammissione di Nixon fosse stata addirittura da lui concordata con Frost in cambio di una percentuale degli enormi guadagni che l'intervista fruttò.
Mi ha colpito il fatto che, nonostante l'enormità di quello che aveva fatto il Presidente, l'intervista - spesso proposta allo spettatore attraverso la telecamera della troupe televisiva (classico esempio di meta-cinema)- susciti progressivamente pietà e quasi commozione per quest'uomo che accetta di fornire delle pubbliche scuse per i suoi errori. L'espressione di Nixon/Langella, il suo primo piano nella telecamera è quella propria di un attore che deve esprimere contrizione...
Insomma, Frost ha vinto il duello, oppure non sarà che Nixon ha realizzato con questa intervista il suo massimo capolavoro sfruttando la televisione e il suo potere per dare una diversa immagine di sé? Forse, Nixon, dandosi in pasto al popolo americano ha esercitato la sua ultima grande seduzione... e ha potuto ritirarsi - ancor più sereno - nella sua Casa pacifica in California.
Non so, probabilmente mi manca qualche elemento di lettura: il rapporto del popolo americano con il loro presidente (credo senza paragoni in altri stati occidentali), il clima che si viveva in quegli anni, il grado di effettiva portata dell'opposizione a Nixon, il significato del Watergate, il rapporto che si andava creando in America tra televisione e politica...
Ma il film è bello perché ci fa riflettere su tutto questo. E la telefonata notturna tra Frost e Nixon (che mi chiedo se sia fiction o realtà) è un monologo straordinario e che fa saltare in piedi sulla sedia.
Un bravo quindi anche a Ron Howard, che alterna grandi prove registiche a scelte non esattamente condivisibili.
Voto: 3,5/5
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