sabato 31 gennaio 2009
Il dubbio
Sono andata a vedere a teatro Il dubbio, l'opera teatrale scritta da John Patrick Shanley, che ha vinto il premio Pulitzer e da cui e' stato tratto il film che sta per uscire nelle sale italiane (con Philip Seymour Hoffman e Meryl Streep). A teatro e' in giro gia' da un po' una versione italiana del testo teatrale adattata da Margaret Mazzantini per la regia di Sergio Castellitto che ha come protagonisti Stefano Accorsi e Lucilla Morlacchi (con la giovane suora intepretata da Alice Bachi). Il testo teatrale (anche se a dirla tutta bisognerebbe leggerlo in originale) è piuttosto interessante (seppure a volte discontinuo) ed e' capace di insinuare nello spettatore, che all'inizio è animato da una profonda certezza della verita', un crescente, ambiguo e strisciante senso di insicurezza che rimarra' insoluto... Ho letto da qualche parte in riferimento ad un'altra opera l'espressione "prodotto del post-11 settembre"; direi che probabilmente lo stesso si puo' dire di questo testo teatrale, scritto dopo il settembre 2001 ma ambientato nel post-assassinio di Kennedy, un altro momento delicato della storia americana e non solo.
La proposta di Castellitto e' caratterizzata da una bella scenografia con il motivo della croce di luce che si compone e si scompone sullo sfondo, da musiche volutamente dissonanti rispetto al clima un po' cupo della scuola parrocchiale (mi chiedo se facciano parte delle scelte originali dell'autore) e da una recitazione credo volutamente sopra le righe, a tratti quasi caricaturale. La scelta di recitazione e' forse anch'essa imposta dal modo in cui i personaggi sono delineati nel testo o forse e' scelta registica o attoriale; in ogni caso essa ha un effetto in parte straniante che personalmente mi e' piuttosto piaciuto perche' ha tolto almeno in parte alla storia il suo carattere realistico per dargli un valore simbolico.
All'uscita dal teatro molti spettatori si lamentavano di questa scelta, apprezzando la recitazione piu' piana e realistica di Accorsi. Mi sono chiesta se non ci siamo ormai talmente abituati al linguaggio omogeneo e omogeneizzante della televisione che non riusciamo piu' ad apprezzare registri diversi...
Sono curiosa a questo punto di fare il confronto con la versione hollywodiana e capire come questi piani e registri verranno gestiti...
Voto: 3/5
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!