Torno a Berlino dopo quasi 10 anni (la prima volta ci ero stata per un
congresso IFLA e avevo fatto un tradizionale giro turistico per la città e mi era piaciuta molto).
Questa volta non viaggio da sola e a Berlino c'è pure un'amica che ci attende. Proprio per stare vicino a lei abbiamo scelto un appartamento a
Friedrichshain, a nord della
Frankfurter Allee, una zona molto tranquilla e residenziale, poco lontana dai mezzi pubblici (che comunque a Berlino sono pervasivi) e dalle zone a maggiore densità turistica.
Il primo contatto con la città non è esattamente berlinese; ceniamo con L. in un ristorante spagnolo quasi sotto casa,
La tienda del toro. D’altra parte la nostra serata si annuncia lunga visto che ci aspetta un concerto di musica classica alla
Philharmonie di Berlino e poi un’esplorazione della vita notturna berlinese del fine settimana.
La sala piccola della Philharmonie - dove si tiene il concerto che prevede l’esecuzione di brani di Brahms e Dvorak - è davvero particolare. C’è un’area centrale dove si posiziona l’orchestra e tutti i posti a sedere si sviluppano a scalare come in un anfiteatro. Il pubblico ha un’età media di almeno 60 anni (L. ci spiega che non si tratta solo di una questione di interessi, ma anche economica) e l’orchestra forse anche di più. L’impressione è che questi musicisti suonano fino all’ultimo e i giovani entrano col contagocce a sostituire le defezioni.
Io non riesco a tenere gli occhi aperti per tutto il concerto (la mia cultura musicale è davvero troppo scarsa!) e quindi non riesco neppure a partecipare al successivo dibattito tra L. e C. sulla scarsa incisività dell’esecuzione e la limitata capacità di trasmettere forza emotiva, anche da parte della violinista solista.
L’esperienza però è stata bella e conto di ripeterla a Roma all’
Accademia nazionale di Santa Cecilia.
A questo punto comincia il nostro tour notturno che si svolge nelle strade di
Kreuzberg, il quartiere più vivo e più composito della città, quello in cui trova posto un po’ tutto.
E infatti il primo bar, nascosto in un sottopassaggio, occupa un vecchio negozio di mobili, da cui prende il nome,
Möbel-Olfe, e accoglie giovani e meno giovani dalle facce diverse e interessanti. Non ha veri e propri posti a sedere se non alti sgabelloni e alcuni tavolini per una breve sosta e una birra.
A questo punto ci spostiamo in un bar poco distante intitolato al film di Bunuel
El Ángel Exterminador, Würgeengel, che ha un’aria decisamente più bohemienne e curata, ma mantiene una sostanziale semplicità e un’atmosfera molto rilassata.
Riusciamo a sederci a un tavolino e passiamo a un pastis digestivo. Intorno a noi giovani di ogni nazionalità, ma anche molti berlinesi che chiacchierano e ridono.
Lasciamo anche questo locale alla volta di
Oranienstrasse, dove facciamo una prima tappa mangereccia visto che ormai sono passate molto ore dalla nostra cena. Il posto è una specie di fast food turco, come ce ne sono milioni a Berlino, si chiama
Oregano, prendiamo un kebab il cui contenuto di carne e verdure è stato cotto al wok e L. una pizza che – devo ammettere – fa concorrenza a molte pizze italiane.
Siamo pronte per uno storico locale berlinese, l’
SO36, dove si narra che negli anni Ottanta si potevano incontrare personaggi del calibro di David Bowie. C’è una festa con tre dj di cui una più che cinquantenne. All’interno c’è molta gente che balla, gente anche qui di ogni età ed estrazione sociale. Ma si è ormai fatto tardissimo e noi siamo ormai distrutte. Si torna a casa per ricaricare le energie per il giorno dopo.
La domenica la dedichiamo a una lunga passeggiata che comincia (ovviamente non prima delle 12) a
Treptower Park, prima lungo la
Spree (il fiume che attraversa Berlino) poi all’interno del monumentale memoriale ai caduti sovietici in cui la fanno da padrone delle enormi statue caratterizzate da una fortissima componente nazionalista e celebrativa. Un posto da vedere.
Poi andiamo a visitare una specie di mercatino delle pulci che si tiene ogni sabato e domenica in un capannone che era un tempo una rimessa per gli autobus. Un posto molto berlinese, pieno zeppo di oggetti in buona parte inutili, al cui ingresso campeggia un salotto giallo molto anni Settanta e molto Germania Est.
Quindi ci incamminiamo verso Kreuzberg, passiamo a dare un occhio al ponte sulla Spree e prima di addentrarci torniamo sui nostri passi verso un posto che abbiamo adocchiato, un ristorantino sul canale che si chiama
Freischwimmer dove è in corso il brunch. Qui accade uno degli episodi che faranno dire a C. e L. che nella mia vita precedente probabilmente ero tedesca (tanto più che a colazione bevo caffè filtrato allungato con latte condensato!): la cameriera mi parla in tedesco e io – come niente fosse e senza mai averlo studiato – traduco per C. Si ripeterà però solo in un’altra circostanza nel corso del viaggio!
Il posto è davvero carino, siamo a pelo dell’acqua, su una specie di banchina di legno chiusa a vetri. Prendiamo un sidro e una splendida zuppa di patate e latte di cocco (che tenterò di riprodurre a casa).
Ci rimettiamo in cammino poiché io mi sono fissata che voglio vedere l’
Admiralbrücke, il ponticello dove i giovani si siedono per terra sui ciottoli a bere e chiacchierare nel verde scenario del canale.
Percorriamo il lungo-canale superati da biciclette, persone con i cani, gente che fa jogging, famigliole in libera uscita domenicale. Tutto molto rilassante.
All’
Admiralbrücke non possiamo che fare come tutti gli altri, sederci per un po’ e guardarci intorno.
A questo punto siamo pronte ad attraversare Kreuzberg di giorno passando per
Kottbusser Tor e per Oranienstrasse. Certo di domenica l’atmosfera è meno affascinante e movimentata!
Pisolino a casa e poi pronte per l’uscita serale che questa volta ci porterà a
Mitte, il quartiere più elegante di Berlino, quello dei locali e dei negozi chic. L. ci conduce attraverso strade e cortili interni che ci porteranno alla nostra destinazione, la
Clärchens Ballhaus dove i berlinesi si ritrovano non solo per mangiare ma anche e soprattutto per ballare.
La domenica è il pomeriggio ad essere stato danzante. Ora, in questo posto in cui si alternano i segni di un passato elegante ed elementi kitsch come i fili argentati lungo le parti e la palla stroboscopica da discoteca c’è un grande spazio vuoto al centro e i tavoli lungo il perimetro.
Mangiamo cucina tedesca, delle buonissime polpette con purè di patate, lo stinco di agnello al forno, le
Königsberger Klopse (delle polpette in salsa bianca accompagnate da rape rosse), il tutto ovviamente innaffiato di birra. Sazie e soddisfatte, eccoci a casa.