lunedì 28 giugno 2021

Stir fry / Emma Donoghue

Stir fry / Emma Donoghue. Milano: Il dito e la luna, 2007.

Un classico romanzo di formazione la cui protagonista, Mària, è una diciassettenne proveniente da un paesino irlandese che si trasferisce a Dublino per frequentare il college.

Dopo essere stata ospitata per qualche giorno da una zia, risponde all'annuncio per una stanza nell'appartamento dove vivono Ruth e Jael.

Nei tre mesi che vanno dall'inizio delle lezioni al Capodanno Mària avrà scoperto non solo molte cose delle sue coinquiline, ma anche molte cose di sé che neppure immaginava.

Un racconto tipico e universale di ricerca della propria identità, narrato con uno stile frizzante e divertente e che si legge tutto d'un fiato.

Certo, l'adolescenza è passata da tempo ma rivivere quel momento della vita è al contempo doloroso ed eccitante e risulta tanto più appropriato quando l'atmosfera vacanziera realizza quella sospensione temporale che permette di sognare e di sentirsi a proprio agio in qualunque età della vita.

Voto: 3/5

lunedì 14 giugno 2021

Un posto tranquillo / Matsumoto Seichō

Un posto tranquillo / Matsumoto Seichō; trad. di Gala Maria Follaco. Milano: Adelphi, 2020.

Sono ormai diventata un'habitué dei libri di Matsumoto Seichō, man mano che Adelphi - e non solo - li propone ai lettori italiani. Dopo essere stata conquistata da Tokyo Express, e aver letto con altrettanto interesse e piacere La ragazza del Kyūshū, non potevo farmi mancare anche la lettura di Un posto tranquillo, romanzo che venne pubblicato la prima volta nel 1971 (in un passaggio c'è anche un riferimento all'eccidio di Cielo Drive da parte della cosiddetta "famiglia Manson", avvenuto nel 1969).

Protagonista di questo romanzo è Tsuneo Asai, un funzionario del Ministero dell'Agricoltura, molto dedito al lavoro e desideroso di fare carriera, il quale - durante un viaggio di lavoro a Kobe - riceve una telefonata da Tokyo in cui gli viene comunicato che sua moglie è morta probabilmente per un infarto.

Tornato a casa, Asai conosce i dettagli della morte di Eiko, e comincia ad avere numerosi dubbi sulle sue circostanze, al punto da cominciare una vera e propria indagine che si fa sempre più approfondita.

A metà del libro circa arriva la svolta "investigativa" e si innesca una catena di eventi che fa precipitare le cose verso l'inevitabile conclusione.

Ancora una volta Matsumoto Seichō inserisce sapientemente la vicenda di un singolo individuo all'interno delle strutture della società giapponese e della sua specifica cultura. In questo caso un'attenzione particolare viene posta al mondo del lavoro e all'insieme di obblighi, condizionamenti e rigidità ch'esso impone sugli individui, soprattutto nel caso in cui essi si facciano portatori di ambizioni.

Ma, come sempre, la riflessione dello scrittore giapponese non è solo sociale, bensì anche psicologica e individuale, nella misura in cui va a scavare nei meandri della mente umana. Se ne La ragazza del Kyūshū l'obiettivo perseguito pazientemente e rigorosamente dalla protagonista era la vendetta, in Un posto tranquillo viene indagato il dubbio che attanaglia Asai, un dubbio che va ben al di là del legame con la moglie, bensì sconfina quasi in un'ossessione.

La spirale ossessiva in cui Asai finisce ha al contempo qualcosa di lucido e di folle, e gli esiti della sua vicenda individuale lo confermano, suscitando nel lettore un moto di repulsione che bypassa la compassione umana.

Matsumoto Seichō dimostra ancora una volta di conoscere perfettamente non solo la società giapponese e tutte le sue talvolta incomprensibili idiosincrasie, ma anche le contraddizioni dell'animo umano, sia dal punto di vista dell'impatto esercitato dal condizionamento culturale, sia per le sue caratteristiche universali che consentono a qualunque essere umano di comprendere alcuni percorsi mentali.

Lettura forse per certi versi meno entusiasmante di quella dei primi due libri dell'autore da me letti, ma non meno interessante.

Voto: 3/5

lunedì 7 giugno 2021

Due vite / Emanuele Trevi

Due vite / Emanuele Trevi. Vicenza: Neri Pozza, 2021.

«Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l'ultima persona che ci ha conosciuto da vicino muore, ebbene, allora davvero noi ci dissolviamo, evaporiamo, e inizia la grande e interminabile festa del Nulla, dove gli aculei della mancanza non possono più pungere nessuno.» (p. 83-84).

Tra la dozzina candidata al Premio Strega di quest'anno ero stata attirata fin da subito dal libro di Emanuele Trevi, anche perché già prima avevo sentito parlare di lui e della sua scrittura, e mi aveva incuriosita.

Ho letto soltanto dopo che il libro contiene i ritratti di due scrittori e intellettuali amici dello stesso Trevi, Pia Pera - che già in parte conoscevo avendo assistito a un reading di Maria Paiato tratto dal libro Al giardino ancora non l'ho detto - e Rocco Carbone, che invece mi era ignoto.

Ho iniziato a leggere il libro un po' titubante, ma dopo le prime pagine ne sono stata letteralmente conquistata.

Due vite è il ricordo commosso e al contempo un omaggio in scrittura che Emanuele Trevi fa a due amici, con cui ha avuto la fortuna di condividere pezzi importanti di vita e di pensiero, ma che ha avuto la sfortuna di perdere troppo presto: Rocco è morto per un incidente in motorino nel 2008 e Pia nel 2016 a causa della SLA.

Ma il libro di Trevi non è solo un ritratto di Pia e Rocco tracciato con pennellate ora leggere ora ricche di materia colorata, bensì anche una riflessione sull'essenza più profonda dell'amicizia, con tutte le mille sfumature che la caratterizzano, nonché uno svelamento del modo di essere dello stesso Trevi e del suo sguardo sulla vita e sul mondo.

La citazione in apertura è tra quelle - invero numerose - che mi hanno colpito di più: Trevi riesce a esprimere con parole luminose e risolte qualcosa di cui personalmente sono convinta, e con cui secondo me ognuno di noi - se non crede in una vita oltre la morte - è costretto prima o dopo a fare i conti.

Due vite è anche una bella occasione per immergersi nella città di Roma e riattraversarne le strade con gli occhi dell'autore e dei suoi amici nei numerosi episodi, scorribande, situazioni che li hanno visti protagonisti.

In conclusione, un libro che - pur raccontando di due persone che non ci sono più - pulsa di vita e di umanità dalla prima all'ultima pagina, non avendo mai paura di mostrare debolezze, rimpianti, sensi di colpa, ma anche l'affetto traboccante di una relazione (anzi di due relazioni) che è stata determinante nel percorso di vita di ciascuno dei protagonisti.

Voto: 4/5

venerdì 4 giugno 2021

I married a girl to shut my parents up / Naoko Kodama

I married a girl to shut my parents up / Naoko Kodama. Bosco (PG), Star Comics, 2021.

Pur essendo molto curiosa del mondo giapponese in tutte le sue declinazioni, non sono particolarmente appassionata di manga. Si tratta di un mondo che mi rimane parzialmente oscuro e di cui faccio fatica a individuare i diversi generi, oltre al fatto che ogni volta che ne prendo uno in mano ci metto un po' ad abituarmi alla modalità di lettura inversa rispetto a quella cui noi occidentali siamo abituati.

Ciò detto, siccome sono una persona curiosa e molto testarda, e penso anche che nel tempo i nostri gusti cambiano, ogni tanto ci riprovo e compro qualche manga, magari sulla scorta di letture di recensioni che hanno solleticato la mia curiosità.

Questa volta sono finita un po' a caso sul manga di Naoko Kodama che racconta la storia di Machi e Hana, rispettivamente senpai e kohai, sostanzialmente due compagne di college delle quali la senpai è la maggiore e l'altra è la più giovane. Machi lavora in azienda ed è una donna in carriera, mentre Hana è una designer e disegnatrice e cerca di sbarcare il lunario come può. Di fronte alle insistenze dei genitori di Machi, che vorrebbero vedere la figlia sistemata, Hana propone di sottoscrivere un contratto matrimoniale e di andare a vivere insieme. Per Machi sarebbe l'occasione di zittire i genitori, per Hana la possibilità di risparmiare per un po' sull'affitto in attesa di tempi migliori.

Si tratta di una convivenza di facciata che non ha alle spalle un vero rapporto di coppia, ma giorno dopo giorno la dedizione di Hana e soprattutto il confronto tra le due ragazze cambia la prospettiva di entrambe e il modo di vedere non solo sé stesse ma anche il mondo circostante.

Machi diventa più sicura di sé e comprende la necessità di liberarsi definitivamente del condizionamento dei suoi genitori e dei limiti imposti dalla società per perseguire i suoi obiettivi e i suoi veri desideri, Hana si scopre ancora innamorata della sua senpai a cui aveva dichiarato il suo amore - senza esserne ricambiata - diversi anni prima.

Quella di Machi e Hana è una storia delicata che dietro un tono molto leggero e divertito (in cui non manca l’elemento demenziale, com'è tipico di questo genere di manga) affronta temi importanti, tra tutti il ruolo della donna nella società giapponese e la strada ancora da percorrere per l'effettiva emancipazione, nonché il profondo conservatorismo delle famiglie e della società giapponesi.

Alla fine della lettura mi resta una distanza culturale forte rispetto al modo di raccontare del manga che faccio ancora fatica a colmare, però da alcuni punti di vista mi ci sento anche parzialmente riconciliata.

Voto: 3/5

martedì 1 giugno 2021

L'amante / Marguerite Duras

L'amante / Marguerite Duras; trad. di Leonella Prato Caruso. Milano: Feltrinelli, 1988.

L'amante è uno di quei libri che ho più volte preso in considerazione per la lettura, ma non ho mai letto fino a quando - dopo aver terminato Atti osceni in luogo privato - mi è venuta voglia di leggere alcuni dei romanzi che scandiscono il percorso di crescita e formazione del protagonista. E L'amante è uno di questi.

Non so cosa è stato: forse avevo aspettative troppo alte, o forse ero tesa e distratta, fatto sta che la storia della quindicenne francese che vive in Indocina in virtù del lavoro dei genitori e diventa l'amante di un ricco cinese, dei suoi rapporti complessi con la madre e i fratelli, della sua decisione di diventare una scrittrice, mi è rimasta quasi totalmente estranea.

Mi sono chiesta se un libro come questo poteva fare un effetto diverso quando è uscito, circa 30 anni fa, a una generazione che veniva da altre battaglie politiche e sociali, ma sinceramente non ho trovato la chiave giusta di lettura e certamente per mia incapacità. Ma, poiché - per quanto mi riguarda - ciò che leggo deve in qualche modo parlarmi (cioè risuonare con quello che sono io e con la mia sensibilità), alla fine sono rimasta delusa perché non mi sono emozionata.

Ovviamente ben vengano tutte le opinioni diverse e se qualcuno ha voglia di suggerirmi una chiave di lettura di quello che ho letto senza partecipazione gliene sarò eternamente grata ;-)

Voto: 2,5/5