mercoledì 25 marzo 2020

Lontano lontano

Giorgetto (Giorgio Colangeli) e il professore (Gianni Di Gregorio, anche regista del film) sono due pensionati che vivono a Roma e precisamente a Trastevere. Sono amici da molto tempo ed entrambi cercano di vivere dignitosamente con le loro pensioni. Ciascuno di loro ha i propri vizi e le proprie abitudini inveterate: Giorgetto non ha mai amato lavorare e spera di svoltare con il gratta e vinci, il professore non riesce a rinunciare alle sigarette e al suo bicchiere di bianco. Entrambi sono però di buon cuore e, nonostante la solitudine che caratterizza la loro età, non hanno perso la propria umanità.

Un giorno Giorgetto avanza l'idea di trasferirsi da qualche parte all'estero dove la loro pensione gli permetterebbe di vivere molto meglio e in questo progetto viene coinvolto anche Attilio (il compianto Ennio Fantastichini), che non ha una pensione ma sbarca il lunario restaurando e rivendendo mobili di modernariato. Dopo un confronto con chi ne sa più di loro (Roberto Herlitzka), decidono che la meta ideale per il loro buen ritiro sia le Azzorre e cominciano a raccogliere i soldi per un fondo cassa necessario alla partenza.

Ma l'effetto combinato della loro cialtroneria e dell'attaccamento inerziale alla vita che conducono e alla realtà nella quale vivono determinerà un autoboicottaggio del progetto, trasformato in una buona azione verso chi di un altrove dove andare ha veramente bisogno.

Il nuovo film di Gianni Di Gregorio (il secondo che vedo dopo Pranzo di ferragosto) conferma la profonda romanità e l'understatement che caratterizzano l'approccio del regista e che sono il tratto distintivo del suo cinema ironico e sottilmente malinconico. In Lontano lontano ci sono tanti temi importanti, la solitudine, la vecchiaia, l'amicizia, le radici, ma sono tutti trattati con una leggerezza malinconica che si consola in una fetta d'anguria e un bicchiere di vino in compagnia.

Voto: 3/5

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