martedì 16 luglio 2019

Arti Vive Festival: Sharon Van Etten (+ Any Other, + Malihini). Soliera (MO), 7 luglio 2019

A conclusione di un bel weekend trascorso a inseguire un po' di fresco su per l'Appennino, il ritorno al caldo della bassa padana è quantomeno allietato dalla partecipazione a una bella serata di musica dal vivo.

Si tratta della serata finale di Arti Vive Festival (l'evento musicale che si tiene nella piazza del centro storico di Soliera, in provincia di Modena), la cui ospite d'onore è Sharon Van Etten, che ha scelto questa come una delle pochissime location del suo tour italiano.

Ma il live musicale prevede altre partecipazioni importanti che sarebbe riduttivo chiamare semplici opening. Su un palco affollatissimo di strumenti sale alle 20 Any Other, aka Adele Nigro, con la band che la sta accompagnando in questo lungo tour seguito alla pubblicazione del lavoro Two, Geography e che già avevo avuto modo di ascoltare a Roma allo Spazio Diamante. La band è formata dall'inseparabile Marco Giudici, dalla bravissima batterista Clara Romita e dal bassista Giacomo di Paolo.

Any Other ci offre una quarantina di minuti di galoppata attraverso le sue canzoni, cantandole con la solita grinta e determinazione, e manifestando il consueto affetto nei confronti di un pubblico ancora non folto, ma sicuramente attento. Ascoltiamo, tra le altre, Walkthrough, Mother goose, Something, Traveling hard, Capricorn No, e - nonostante qualche piccolo problema iniziale con i volumi degli strumenti - il breve live riesce perfettamente a trasmettere tutta la forza e la tenerezza che emana da questa ragazza, molto giovane per tanti versi, eppure incredibilmente matura per la sua età e il suo modo di stare sul palco.

Il tempo di un breve cambio di palco ed ecco salire il duo Malihini, formato da Giampaolo Speziale e Thony (nome d'arte della musicista e attrice Federica Caiozzo). Thony la conosco da moltissimo tempo: l'avevo sentita cantare già nel 2010 nell'opening di Joan as Police Woman al Circolo degli artisti, quando ancora non aveva fatto alcun film e nessuno la conosceva. A quel tempo ne avevo intuito le qualità e non a caso il successo sarebbe arrivato di lì a poco con la colonna sonora e il ruolo da co-protagonista nel film di Virzì Tutti i santi giorni. Proprio nell'anno di uscita del film, l'avevo rivista dal vivo al Lanificio in una serata nel complesso non del tutto soddisfacente, ma in cui Thony aveva confermato le sue qualità di cantautrice e interprete.

Da allora l'avevo un po' persa di vista e in generale ho avuto l'impressione che la carriera di Thony non avesse preso una direzione chiara e oscillasse tra cinema e musica senza una precisa convinzione. Poi, non molto tempo fa, scopro che Thony - insieme a Giampaolo Speziale, conosciuto per caso e diventato suo partner di vita e musicale - ha avviato un nuovo progetto musicale che si chiama Malihini e che ho l'occasione di ascoltare dal vivo qui a Soliera.

I due (Speziale alla chitarra e Thony alle tastiere) sono accompagnati da un bassista e anche loro - come Any Other - ci propongono una quarantina di minuti di live durante il quale ci fanno ascoltare diverse canzoni di questo ultimo lavoro, tra cui Hopefully, again (che dà il titolo all'album), Michael e Drum Rock and Roll. Difficile classificare la loro musica che mescola pop ed elettronica, e in alcuni momenti ricorda persino sonorità anni Ottanta e Novanta (ma non so se sono influenzata in questo dai jeans a vita alta e dalla camicia a fiori di Giampaolo Speziale). Mentre Thony manifesta apertamente una certa qual timidezza, Speziale fa l'uomo della situazione ostentando sicurezza e parlando con il pubblico, ma è evidente che anche lui è un timido e che in fondo entrambi sono a loro agio solo quando suonano e cantano. Nel finale Speziale si avvicina alle tastiere e i due cantano in duetto guardandosi romanticamente negli occhi. Staremo a vedere se questo progetto musicale e di vita metterà le ali e dove porterà questi due musicisti e le loro esistenze.

Ma intanto si sono fatte quasi le dieci, ed è tempo di preparare il palco per Sharon Van Etten, che non si fa attendere e sale sul palco elegantissima con i suoi pantaloni attillati e la sua camicia di lamé. Intorno a lei, ognuno su un proprio palchetto sopraelevato, i suoi musicisti; innanzitutto la sua collaboratrice di lunga data, Heather Broderick Woods (che già avevo visto suonare con lei nel concerto di qualche anno fa al Circolo degli artisti), poi un batterista, un esperto bassista e un polistrumentista di grande livello.

Sharon inizia solo voce, per poi imbracciare la chitarra (anzi le chitarre, ne utilizza due diverse) e proporci anche un paio di brani al piano, tra cui una cover della canzone Black Boys on Mopeds di Sinéad O'Connor, che lei dice di aver scelto perché, da quando è diventata madre (di un bimbo di due anni), condivide le inevitabili preoccupazioni delle madri per la situazione in cui versa il mondo intero.

Il tour ovviamente punta a portare all'attenzione del pubblico l'ultimo album di Sharon, Remind me tomorrow, arrivato a oltre quattro anni di distanza dal precedente Are we there, che io avevo amato particolarmente. Nel frattempo tante cose sono successe nella sua vita e anche la sua musica è in parte cambiata; dagli esordi folk (in particolare in Tramp) e dalle atmosfere più intimistiche e drammatiche di Are we there si è passati a sonorità più variegate che spaziano dal rock all'elettronica, ma che complessivamente - a mio modesto parere - risultano meno personali e riuscite. Non a caso il pezzo che mi è piaciuto di più di questo nuovo lavoro è Seventeen in cui la Van Etten torna a uno stile per lei più classico com'è quello della ballata. Questa è appunto una delle canzoni del nuovo album che ci propone insieme ad altre tra cui No one's easy to love e Comeback kid. Ma - nonostante l'impianto rock del live - fanno capolino anche canzoni provenienti dai lavori precedenti come Tarifa, Every time the sun comes up, You shadow, One day.

Al termine di più di un'ora di musica Sharon e i suoi musicisti ci salutano, ma è evidente che il pubblico non ne ha ancora abbastanza cosicché i cinque tornano sul palco per proporci ancora alcuni pezzi tra cui I told you everything e Stay.

Personalmente, resto affezionata alla Sharon Van Etten ascoltata quattro anni fa, alla sua vena più drammatica e sofferente, e considero questo un momento di transizione che sicuramente porterà in un prossimo futuro a un recupero delle sonorità del passato in una forma più corrispondente alla fase attuale - e sicuramente più positiva - che Sharon sta vivendo. Detto ciò, dal vivo Sharon Van Etten resta una forza della natura capace di creare un'atmosfera speciale e di trascinare il pubblico nel suo mondo, qualunque esso sia.

Voto: 3,5/5

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