mercoledì 24 aprile 2019

Howe Gelb (+ Valerio Billeri). Unplugged in Monti, Spin Time Labs, 9 aprile 2019

Dopo esattamente tre anni, Howe Gelb torna a Roma e dietro questo nuovo appuntamento c'è di nuovo lo zampino dei ragazzi di Unplugged in Monti. Se allora Gelb era stato ospitato alla Chiesa Evangelica Metodista in una delle Church Sessions, questa volta la location è l'Auditorium dello Spin Time Labs, che da poco è diventato un altro dei luoghi della buona musica a Roma sempre grazie ad Unplugged in Monti.

Anche questa sera, come poche settimane fa con Blumberg, l'auditorium si riempie quasi completamente. Qualche ritardatario arriva durante l'opening di Valerio Billeri, che ci propone qualche assaggio del suo repertorio la cui originalità sta soprattutto nei testi, sia quelli scritti dallo stesso cantautore sia quelli che hanno ascendenze illustri, come le poesie di Gioacchino Belli.

A seguire arriva sul palco Howe Gelb, con la sua giacca di pelle e gli stivaloni da cowboy, nonché un cappellino da baseball sulla testa che gli copre quasi completamente gli occhi.

Si siede al pianoforte per darci un assaggio del suo ultimo lavoro, Gathered, in cui propone un sé stesso in versione crooner da jazz club. Le canzoni sono in parte delle cover di brani famosi, come A thousand kisses deep di Leonard Cohen, a volte canzoni originali scritte da lui o da amici, come ci racconta in merito alla canzone Storyteller.

Nell'album le canzoni si avvalgono della collaborazione di numerosi musicisti, sia a livello strumentale che a livello vocale. Dal vivo tutto è invece affidato al suo estro e all'inventiva del momento.

Gelb inizia un po' in sordina, ma a poco a poco - com'è nelle sue caratteristiche - si va scaldando e comincia a sperimentare liberamente: prima poggia la sua giacca sulle corde del pianoforte a coda per ottenere un certo risultato nel suono dei tasti, poi insoddisfatto tira fuori delle batterie e le mette in alcuni punti all'interno del pianoforte, alternando un suono pulito a un suono che si colloca a metà strada tra un clavicembalo e un mandolino. A un certo punto recupera la chitarra poggiata in un angolo, e nella stessa canzone passa dal pianoforte alla chitarra senza quasi soluzione di continuità.

Man mano che il concerto prosegue Gelb diventa sempre più loquace, chiacchiera col pubblico, racconta aneddoti, chiede se ci sono domande, spiega retroscena, e il rapporto con gli spettatori si fa sempre più empatico e disteso.

Peccato che dietro di noi c'è un signore che si sveglia solo quando Gelb smette di suonare e chiacchiera con il pubblico, mentre alle prime note torna a russare sonoramente con grande disappunto nostro e di tutti coloro che gli sono seduti vicino! Speriamo che almeno Gelb non se ne sia accorto!

A un certo punto del concerto, Gelb abbandona il pianoforte per dedicarsi totalmente alla chitarra con cui suona alcune canzoni, alternando un modo di suonare classicamente folk con brevi parentesi elettriche e rockettare.

Così, in men che non si dica si giunge all'ultima canzone, mentre Gelb preannuncia e già pregusta la pizza che lo aspetta. C'è però il tempo di un piccolo bis, prima con una canzone suonata in coppia con l'amico Lorenzo, che lo accompagna alla chitarra mentre lui riprende posto al pianoforte, e poi un'altra alla chitarra e in parte al pianoforte con cui il concerto si chiude.

Se all'inizio del concerto il musicista appariva quasi distratto e svogliato, al termine sembra visibilmente contento e - come ha scritto il giorno dopo su Instagram - quello di Roma è uno di quei concerti che gli fanno passare la voglia di smettere di suonare e che lo spingono a continuare.

Uno come lui che suona e canta da più di quarant'anni (ci regala anche l'esecuzione della prima canzone in assoluto da lui composta) e che in questi anni ha prodotto tantissima musica, ha sperimentato in varie direzioni, ha avuto mille collaborazioni, è stato il leader di una band mitica, i Giant Sand, ha poi fatto con successo carriera da solista, è certamente a un punto della vita in cui non deve essere facile trovare ancora la motivazione. Perché ho idea che la stanchezza e la routine non riguardi solo i lavori normali, ma anche quelli creativi come nel suo caso.

E devo dire che, pur percependo qualche svogliatezza nella sua performance, ho sentito una grande simpatia ed empatia per questo musicista che in fondo è ammirevole per la sua capacità di mettersi ancora in discussione e di continuare a creare. Non so se al posto suo ne avrei ancora la voglia e la forza.

Voto: 3/5

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