lunedì 5 marzo 2018

Chiamami col tuo nome / André Aciman

Chiamami col tuo nome / André Aciman; trad. di Valeria Bastia. Milano: Guanda, 2008.

La visione del film di Luca Guadagnino è stata per me l'occasione e lo stimolo per recuperare anche il romanzo da cui James Ivory ha tratto la sceneggiatura (ieri vincitrice del Premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale) e che, al tempo della pubblicazione, nel 2008, era passato inosservato ai miei occhi e a quelli - credo - di molti altri.

Come sempre quando un film è tratto da un libro, sono incuriosita dall'operazione di trasposizione che è stata compiuta e mi trovo a interrogarmi se ci sia consonanza non tanto nei dettagli della storia quanto nell'impianto emotivo che essa trasmette.

Ebbene, nel caso di Chiamami col tuo nome, trovo che film e libro siano perfettamente allineati.

La storia di Elio e Oliver è ambientata in un luogo diverso (qui siamo in una località sul mare, nel film nella campagna cremasca), la gita che faranno insieme prima della partenza di Oliver nel libro si svolge a Roma (mentre nel film era a Bergamo), il libro non finisce nell'inverno successivo all'estate in cui i due si incontrano, bensì racconta di due brevi incontri a distanza di anni. Il mondo femminile - già piuttosto ai margini nel film - rimane totalmente sullo sfondo nel caso del libro e alcuni episodi significativi del film (la madre di Elio che va a prenderlo in stazione dopo la partenza di Oliver e assiste silenziosa al suo pianto; Marzia che dopo essere stata sostanzialmente scaricata da Elio gli offre la sua amicizia) sono totalmente assenti nel libro, che si configura come una sinfonia di sentimenti tutta declinata al maschile.

Nonostante queste differenze, lo spirito dei personaggi e gli episodi cruciali che ne determinano la cifra emotiva transitano in modo praticamente trasparente dal libro al film: il tormento di Elio che si sente profondamente e inquietantemente attratto da Oliver ma non sa pienamente interpretarne i comportamenti e ha paura di non essere ricambiato o di essere addirittura respinto; l'ambiguità di Oliver che coglie il desiderio di Elio ma si fa sfuggente e persino freddo per evitare la necessità di affrontare le conseguenze di un avvicinamento; il padre di Elio che osserva con sguardo benevolo il figlio in quell'età della vita da cui - come ha detto giustamente qualcuno - nessuno vuole davvero staccarsi, pur senza volerci tornare mai.

Il discorso che il padre rivolge a Elio verso la fine del libro e del film resta toccante sia letto che visto: «La maggior parte di noi non riesce a fare a meno di vivere come se avesse a disposizione due vite, la versione temporanea e quella definitiva. Invece di vita ce n'è una sola, e prima che tu te ne accorga ti ritrovi col cuore esausto e arriva un momento in cui nessuno lo guarda più, il tuo corpo, e tantomeno vuole avvicinarglisi. Adesso soffri. Non invidio il dolore in sé. Ma te lo invidio, questo dolore. [...] Rinunciamo a tanto di noi per guarire più in fretta del dovuto, che finiamo in bancarotta a trent'anni, e ogni volta che ricominciamo con una persona nuova abbiamo meno da offrire. Ma non provare niente per non rischiare di provare qualcosa....che spreco!»

La scrittura di Aciman (autore che - confesso - non conoscevo) rispecchia perfettamente il mondo interiore di questo ragazzo di 17 anni (che è la voce narrante del romanzo), un mondo fatto di poesia e di musica ma anche di biciclettate e partite a tennis, un mondo romantico ma anche triviale, tenero e fragile ma anche brutale sul piano linguistico e fisico. Il linguaggio di Elio trasmette perfettamente la sensazione e la memoria di un'età della vita in cui si hanno ormai a disposizione tutti gli strumenti verbali e fisici propri dell'età adulta ma non si ha ancora perfettamente l'idea di come governarli e si procede un po' goffamente e un po' a tentoni con se stessi e con gli altri, fermandosi più volte a interrogarsi se quello che abbiamo fatto sia normale e come verrà interpretato dall'esterno.

Una bellissima storia di formazione sentimentale tutta virata al maschile, ma capace di entrare sotto la pelle di chiunque.

Voto: 4/5

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