mercoledì 21 febbraio 2018

Vincent Van Gogh. L'odore assordante del bianco. Teatro Eliseo, 15 febbraio 2018

La stanza di un ospedale psichiatrico. Le pareti un po' sbilenche, quasi come nelle prospettive delle stanze dipinte da Van Gogh. Sui muri si intravede in rilievo la riproduzione di un quadro dell'artista olandese, Campo di grano con volo di corvi. Ma non ci sono colori, tutto è bianco, un bianco che - con un'efficace sinestesia - l'autore di questo testo, Stefano Massini, connota con un odore assordante.

Dentro questa stanza un Van Gogh che oscilla tra il lucido e l'allucinato, incapace di distinguere tra ciò che è reale e ciò che non lo è e di ritrovare i propri punti di riferimento. Parla con suo fratello Théo, ma gli infermieri e lo psichiatra della clinica lo mettono di fronte al fatto che Théo è solo nella sua mente.

Deprivato dei suoi colori, la follia del pittore sembra non trovare vie d'uscita e si scontra con gli antiquati metodi di cura dell'ospedale in cui si trova e con l'egocentrismo dello psichiatra. Sarà il direttore del Centro, che crede nei nuovi metodi della psicanalisi, a ristabilire una comunicazione con Vincent, a dargli la possibilità di esprimersi e di ridare colore e calore al mondo circostante attraverso le parole.

Alessandro Preziosi - che vedo per la prima volta a teatro - è davvero un Van Gogh straordinario nella mimica e nella recitazione: allucinato e misurato al tempo stesso, capace di rendere perfettamente l'idea di un uomo in preda ai deliri del suo inconscio tormentato, accecato dal bianco che lo circonda.

Molto bella la scenografia, suggestive le luci, ottima la regia di Alessandro Maggi.

Devo dire invece che in questo caso la cosa che ho trovato più "debole" è il testo di Stefano Massini, soprattutto nella prima parte, quella del dialogo con il fratello fino all'arrivo degli infermieri. Il testo diventa poi persino un po' grottesco nell'incontro con lo psichiatra narcisista.

È solo nell'incontro e nel dialogo con il direttore dell'Istituto che il dramma prende quota e sale di livello emotivo, in un crescendo che accompagna lo spettatore fino allo scioglimento finale della tensione sulle note - nientepopodimenoche - dei Depeche Mode.

Esperimento molto interessante, ma a mio modesto parere non pienamente riuscito.

Voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!