martedì 14 novembre 2017

Porcupine Lake. Saturday Church

I miei personali day#2 e day#3 della Festa del Cinema di Roma sono stati dedicati a due film della rassegna Alice nella città, il festival parallelo che ha per protagonista bambini e ragazzi e che gli scorsi anni mi ha sempre dato grandi soddisfazioni.

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Porcupine Lake

Il film della regista Ingrid Veninger racconta la storia di un'estate della pre-adolescenza di Bea (Charlotte Salisbury) e Kate (Lucinda Armstrong Hall), secondo uno dei topoi più classici dei romanzi di formazione.

Bea vive con la madre a Toronto, mentre suo padre gestisce un piccolo ristorante in un paesino di campagna affacciato su un lago dove le due si trasferiscono per l'estate. La madre di Bea è molto ansiosa, a livelli direi  patologici, il padre - apparentemente più rilassato - soffre invece un po' della sindrome di Peter Pan e ama bere. Tra i due le cose non funzionano più già da un po' e questa estate è l'occasione per verificare se c'è ancora spazio per un rapporto.

Bea è una ragazzina bella, ma molto impacciata e piena di paure, com'è inevitabile che sia dal momento che sua madre la tiene sotto una campana di vetro. Quando incontra Kate ne viene letteralmente travolta.

Kate viene da una famiglia disastrata: un padre che non c'è, una madre assente, un fratello violento, una sorella con una figlia piccolissima, un fratello più piccolo. In casa di Kate bisogna imparare a sopravvivere e Kate lo ha imparato benissimo. La sua storia e il suo carattere curioso hanno fatto sì che Kate comprenda della vita molto di più di quello che alla sua età ci si aspetterebbe.

Per Bea Kate è una rivelazione continua, e una sfida a superare i propri limiti e le proprie paure. Kate la trascina in avventure pericolose con una semplicità e un'incoscienza disarmanti e le dimostra un affetto - una sorta di amore preadolescenziale, in cui la malizia comincia ad affacciarsi ma non del tutto - che la conquista. L'incontro con Kate e le vicende che le accadono intorno daranno una definitiva accelerata alla vita di Bea e alla sua comprensione del mondo.

Il mondo di Bea è un mondo contratto, in cui la tensione si taglia col coltello ma non si scioglie mai. Quello di Kate è un mondo in cui qualunque briglia è stata sciolta, in maniera financo eccessiva e pericolosa. Il film riflette quest'alternanza di stati d'animo che trovano rari momenti di equilibrio quando Bea e Kate sono sole nel loro mondo, un mondo dove fanno capolino una tenerezza e una delicatezza a tratti sorprendenti.

Voto: 3,5/5



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Saturday church 

Il film di Damon Cardasis è delicato come una carezza sul volto e leggero come una brezza di vento primaverile. A fronte delle numerose occasioni in cui il tema dell'omosessualità e dei transgender diventa oggetto di conflitti urlati ovvero di vicende cupe e tragiche, Saturday church riesce a raccontare la storia di Ulysses (Luka Kain) con una grazia squisita.

Ulysses è un adolescente efebico molto bello: vive con sua madre, con suo fratello minore e - da quando suo padre è morto in una delle guerre dell'America contemporanea - con la zia che si occupa di loro quando la madre lavora. Si tratta di un ragazzo responsabile, ma molto taciturno, che vive con fatica la sua identità sessuale e il desiderio di indossare abiti femminili. Questa sua tendenza è fortemente osteggiata in famiglia e lo rende oggetto di scherno a scuola. Un giorno Ulysses comincia a frequentare la comunità transgender che ruota intorno al Saturday Church Program e finalmente si sente a casa. Questo inevitabilmente aprirà presto un conflitto con la famiglia e la necessità di un confronto dagli esiti non scontati.

La storia di Ulysses ci viene raccontata innanzitutto attraverso la bravura del suo straordinario protagonista, in secondo luogo attraverso i balletti e le canzoni che inframmezzano la narrazione conferendole un tocco di levità nei momenti emotivamente più intensi.

Il risultato è un film equilibrato, forse un po' troppo semplice per certi versi, ma sicuramente apprezzabile per lo sforzo di affrontare un tema delicato con altrettanta delicatezza.

Voto: 4/5

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