lunedì 6 novembre 2017

Il castello di Vogelod / con Claudio Santamaria e i Marlene Kuntz. Teatro Ambra Jovinelli, 24 ottobre 2017

Come ormai spesso mi accade negli ultimi tempi, arrivo a teatro senza sapere praticamente nulla dello spettacolo che sto per vedere. E dunque in questo caso mi aspetto il classico spettacolo teatrale.

E invece no.

L'operazione realizzata da Claudio Santamaria e dai Marlene Kuntz è qualcosa che difficilmente si può costringere dentro una specifica categoria.

Sul palco ci sono i Marlene Kuntz, con i loro strumenti musicali, e una postazione semovente dove siede Claudio Santamaria.

Il telo sul fondo viene utilizzato per la proiezione de Il castello di Vogelod, film muto del 1921 diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, recuperato e restaurato con la collaborazione di vari enti. Il telo semitrasparente davanti al palco serve ad amplificare alcuni dettagli del film e a portarli quasi a contatto con gli spettatori.

In pratica, Santamaria e i Marlene Kuntz - nonché l'allestimento teatrale sopra descritto - regalano vita, voce, sonoro e base musicale al film, da un lato restituendo a questo film antico qualcosa che in parte gli apparteneva (ossia la musica dal vivo, sebbene reintepretata in chiave rock e moderna), dall'altro regalandogli qualcosa che non ha mai avuto, ossia le battute dei protagonisti, ricostruite a partire dalla sceneggiatura.

Ne viene fuori uno spettacolo davvero particolare. Abbiamo così la possibilità di rivedere nel suo splendore originale un film che ci fa quasi sorridere per la sua semplicità - quasi ingenuità - e per l'artificiosità della recitazione cui non siamo più abituati; al contempo, assistiamo alla trasformazione di una narrazione cinematografica antica in qualcosa di moderno e coinvolgente grazie alla nuova vita immessa dalla recitazione di Santamaria (attore invisibile che solo in un momento dello spettacolo invade il film con la sua individualità) e dalla musica dei Marlene Kuntz.

Spettacolo interessante e godibile. Decisamente originale. Forse un modo per portare alcune pellicole dentro circuiti diversi e consentirgli di raggiungere un pubblico che forse non avrebbero raggiunto. Per esempio io stessa.

Voto: 3,5/5

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