giovedì 30 novembre 2017

I grandi maestri. 100 anni di fotografia Leica. Palazzo del Vittoriano, 17 novembre 2017

Da qualche giorno è stata inaugurata a Roma, nell’Ala Brasini nel Palazzo del Vittoriano, la mostra dal titolo I grandi maestri, dedicata sostanzialmente ai 100 anni della mitica azienda produttrice di macchine fotografiche Leica. Era infatti il era il 1914 quando Oskar Barnack costruì la prima Leica, la macchina compatta che montava pellicola da 35 millimetri e che cambiò il corso della storia della fotografia.

La macchina Leica fu infatti la prima macchina piccola e compatta, che poteva essere portata sempre con sé e che dunque consentiva al fotografo di essere al centro dell’azione. Questa possibilità – nonché gli sviluppi tecnologici che la caratterizzarono (i tempi di scatto, il mirino, le ottiche ecc.) – trasformarono presto le macchine fotografiche Leica nello strumento preferito da una intera generazione di fotografi e fotoreporter. Anche quando la comparsa delle prime reflex spinse alcuni fotografi ad adottare questa nuova tecnologia e dunque a comprare queste nuove macchine fotografiche, la Leica continuò a essere preferita da chi voleva scattare senza dare troppo nell’occhio e in modo il più possibile istintivo.

La mostra allestita al Vittoriano non solo ci permette di vedere i principali modelli di Leica che si sono susseguiti in questi 100 anni, ma anche di fare una lunga passeggiata attraverso centinaia di foto scattate con queste macchine fotografiche. Dalle prime – a loro modo banali, ma ovviamente innovative per l’epoca – scattate dallo stesso Barnack fino a foto che hanno fatto la storia della fotografia: da Morte di un miliziano spagnolo di Robert Capa agli Attacchi al napalm in Vietnam di Nick Út, da V-J Day di Alfred Eisenstaedt a England di Gianni Berengo Gardin, fino a Derriere la Gare Saint-Lazare di Henri Cartier-Bresson. Ma accanto a queste foto e a questi nomi famosissimi sfilano sotto i nostri occhi foto di moltissimi altri fotografi – più o meno noti – che della Leica hanno sfruttato le potenzialità per i generi fotografici più diversi: non solo reportage, street photography e fotogiornalismo (che sono i generi che a questa macchina fotografica più si addicono), ma anche ritratti, fotografie concettuali e molto altro.

La mostra è articolata in sezioni che seguono in parte un ordine cronologico, in parte un ordine tematico, a volte precedute da un cartello illustrativo, altre volte no, il che può essere un po’ disorientante per il visitatore. Le didascalie delle foto – come accade sempre più spesso ultimamente – sono stampate piccolissime, costringendo il visitatore ad avvicinarsi molto alle foto, cosa ottima e possibile quando non c’è molta gente, ma certamente no nei momenti di grande afflusso.

Tutto ciò detto, la mostra è un’occasione per vedere foto bellissime (come quelle che ho a mia volta fotografato e messo a corredo di questo post), per scoprire nuovi fotografi, per conoscere importanti lavori fotografici (diventati anche libri fotografici) che hanno fatto la storia della fotografia, per riflettere sulla natura della fotografia e sulle sue potenzialità.

Per me un vero e proprio godimento per gli occhi e per la mente.

Voto: 3,5/5

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