mercoledì 4 ottobre 2017

'77 una storia di quarant’anni fa nei lavori di Tano D’Amico e Pablo Echaurren. Museo di Roma in Trastevere, 24 settembre 2017

Con il mio amico M. arriviamo al Museo di Roma in Trastevere convinti che ci sia la mostra dell'agenzia fotografica tedesca Ostkreuz, e invece scopriamo alla biglietteria che è finita due giorni fa e che ora c'è la mostra dedicata al 1977 e ai lavori di Tano D'Amico e Pablo Echaurren.

Lì per lì siamo un po' spiazzati ma - come dice M. - bisogna farsi sorprendere dalla vita e così, facendo a turno - visto che la bellissima border collie Tara non può entrare - andiamo a scoprire questa mostra.

Ed effettivamente la sorpresa si rivela del tutto soddisfacente.

Si tratta di tre spazi espositivi che raccolgono le fotografie con cui Tano D'Amico ha raccontato il Movimento del '77, seguendolo nei luoghi, negli episodi e nei volti più significativi, e i disegni e gli scritti dadaisti che Pablo Echaurren ha pubblicato - principalmente, ma non solo - su Lotta continua.

L'allestimento è completato da bellissime citazioni degli stessi Echaurren e D'Amico sulla fotografia e sul Movimento, nonché da riproduzioni dei testi di alcune lettere e scritti di giovani sconosciuti che del Movimento hanno fatto parte. Una saletta è dedicata alla visione di un video in cui D'Amico ci racconta la storia delle sue fotografie e l'atmosfera di quegli anni.

Le fotografie sono in linea di massima raggruppate per avvenimenti e/o per temi rappresentati: si va così dalle fotografie che testimoniano i momenti collettivi, i bagni di folla, i conflitti con la polizia a quelle che raccontano le persone attraverso i loro volti in momenti pubblici o di intimità.

Le foto di D'Amico sono di grande impatto emotivo e certamente meritano una valutazione che vada al di là della semplice documentazione di un fenomeno, dal momento che dimostrano un occhio fotografico e una qualità compositiva di tutto rilievo.

Del resto, anche dall'intervista video del fotografo e dalle citazioni a corredo della mostra è evidente che D'Amico ha un'idea molto precisa e personale della fotografia e non è certamente un fotografo improvvisato.

Ovviamente la mostra suscita anche molte riflessioni su quel momento e sui suoi esiti, sull'eredità che ha lasciato e su certi suoi fallimenti. Ma su questo non mi sento la persona più adatta a esprimermi perché non ho competenze né ho fatto approfondimenti sufficienti in merito.

Voto: 4/5

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