mercoledì 14 giugno 2017

La musica è pericolosa / Nicola Piovani. Teatro Argentina, 9 giugno 2017

Alla proposta di andare a vedere al Teatro Argentina lo spettacolo La musica è pericolosa di Nicola Piovani avrei detto normalmente di no, ma visto che il prezzo del biglietto è veramente popolare mi dico che forse ne può valere la pena.

E così eccomi nella balconata di platea per questo concerto che sostanzialmente è un'antologia della carriera pluridecennale del musicista romano, famoso soprattutto come compositore di musiche per film.

Sul palco insieme a Piovani ci sono Rossano Baldini (tastiere, fisarmonica), Marina Cesari (sax, clarinetto), Pasquale Filastò (violoncello, chitarra, mandoloncello), Ivan Gambini (batteria, percussioni) e Marco Loddo (contrabbasso).

Ma chiamarlo concerto forse è troppo riduttivo, perché il musicista introduce ogni parte di esso con un monologo, diciamo una conversazione con il pubblico, in cui ci racconta gli antefatti, gli aneddoti, le occasioni, le motivazioni che hanno originato i brani e le canzoni che si appresta ad eseguire.

Si comincia con la storia del suo rapporto con Fellini, si passa poi ai brani ispirati alla mitologia, fino ad arrivare alle lunghe collaborazioni con Vincenzo Cerami e Roberto Benigni.

Intanto sullo sfondo scorrono le locandine e le immagini di scena dei film per i quali le musiche sono state utilizzate e i disegni che Milo Manara ha appositamente realizzato per questo spettacolo.

Nel suo complesso si tratta di un'ora e mezza di spettacolo musicale gradevole e il pubblico risponde con affetto al punto che il musicista concede diversi bis.

Personalmente, non posso dire che sia il genere di spettacolo e di musica che suscita in me grandi entusiasmi. Il tono autocelebrativo e autocompiaciuto dello spettacolo (che pure è comprensibile e anche giustificato per un musicista come Piovani, insignito di numerosissimi premi), unito a una musica un po' monocorde per un verso e fortemente popolare per l'altro, fanno fatica a conquistarmi e a stimolarmi una vera partecipazione, che non sia il ripetersi ossessivo nel mio cervello di alcune melodie famosissime come ad esempio quella de La vita è bella.

Votro: 3/5

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