sabato 6 maggio 2017

La tenerezza

Innanzitutto non vi fate fuorviare dalla locandina e dalla visione del trailer.

Perché il vero protagonista di questo film è Lorenzo (Renato Carpentieri), un anziano che ha appena avuto un infarto e vive da solo in una grande casa nel centro di Napoli. È vedovo, ha due figli, Elena e Saverio, con cui non vuole quasi nessun rapporto, un nipote (figlio di Elena) con cui parla di tutto.

Un giorno la vita di Lorenzo si incontra con quella di Michela (Micaela Ramazzotti), la sua vicina di casa che vive lì con suo marito Fabio (Elio Germano) e i suoi due figli.

Lorenzo si affeziona a Michela e alla sua famiglia e nel rapporto con loro inizia in qualche modo un bilancio della propria vita e del senso delle proprie scelte. Fino a quando un evento tragico lo mette di fronte a se stesso, alla sua solitudine, alla sua incapacità di comunicare con i figli.

Nel film di Gianni Amelio è come se confluissero tanti film e tante storie parallele, in quel contenitore – la città di Napoli – che a sua volta si fa protagonista, con le sue strade, i suoi vicoletti, le sue piazze, le sue grandi case signorili.

Questo affastellamento di storie e di protagonisti che, secondo me, avrebbero dovuto gettare luce sulla figura di Lorenzo, in realtà appaiono come schizzi incompiuti forse di un grande quadro, in cui però manca la composizione d’insieme.

Di ciascun personaggio intuiamo la complessità e anche il dolore che si porta dentro: di Fabio, di sua moglie Michela, della figlia Elena, dell’ex amante di Lorenzo, ma di nessuno comprendiamo fino in fondo il percorso psicologico e le motivazioni profonde dei loro gesti e del loro modo di essere.

Né si può dire che questi personaggi ci aiutino davvero a comprendere pienamente Lorenzo, la sua scelta di solitudine, il suo essere burbero e scontroso con i figli e non solo, la sua tenerezza verso i bambini e verso Michela nel suo lato infantile.

Tutto resta appeso, doloroso e in qualche modo incompiuto, talvolta per me incomprensibile e a tratti irritante.

Non intuisco le ragioni profonde di Amelio, né il suo intento con questo film che – come dice qualcuno – è soprattutto peripatetico, con i personaggi che camminano per strade e lunghi corridoi.

Lasciando da parte alcuni elementi non pienamente realistici, che certo non favoriscono l’identificazione dello spettatore, è soprattutto la componente emotiva che con me non ha risuonato, portandomi fuori dalla sala senza alcun arricchimento vero.

Voto: 2,5/5

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