giovedì 14 luglio 2016

Wilco. Villa Ada, 5 luglio 2016

Ed eccomi all'immancabile appuntamento estivo con la rassegna Villa Ada incontra il mondo, la location dell'estate romana che si sviluppa intorno al laghetto di Villa Ada.

Quest'anno - come l'anno scorso - gli spazi sono articolati in due: una parte è ad ingresso gratuito ed è stato attrezzato non solo con poltrone, tavolini, bancarelle e chioschetti per mangiare qualcosa, ma anche con un piccolo palco dove si tengono dei concerti gratuiti prima di quelli previsti sul palco grande; un'altra parte, più ampia, è quella a pagamento dove si tengono i concerti principali, e anche lì ci si può sedere e mangiare.

Io arrivo un po' prima, innanzitutto perché voglio mangiare qualcosa e poi perché mi fa piacere ascoltare un po' del concerto di Bea Sanjust (già conosciuta al concerto dei Leisure Society), organizzato dai ragazzi di Unplugged in Monti che quest'anno hanno messo un piedino anche a Villa Ada.

E così, con una birretta e un cartoccio di calamari e gamberi fritti di Sor Duilio in mano, mi posiziono per un po' nell'area del piccolo palco dove Bea Sanjust sta già cantando. Il tempo di ascoltare qualche canzone e mi accorgo che forse è già ora di andare verso il palco principale, anche perché l'afflusso sembra piuttosto elevato. Ed effettivamente la gente ha già occupato le prime file sotto il palco dove anche io trovo la mia collocazione.

Sul palco c'è una quantità di strumentazione che forse non avevo mai vista tutta insieme, il che fa presagire un concerto in grande stile. Per fortuna i Wilco non ci fanno attendere molto e intorno alle 22 sono sul palco in formazione completa: Jeff Tweedy, lo storico fondatore, nonché cantante e chitarrista, il bassista John Stirratt, il chitarrista Nels Cline, il batterista Glenn Kotche, il polistrumentista Pat Sansone e il pianista Mikael Jorgensen.

Da questo momento in poi i Wilco riempiono della loro musica un'ora e mezza della nostra vita, spaziando dai lavori più recenti agli album degli anni Novanta, e proponendo sia novità che successi consolidati. Il pubblico è appassionato e partecipe, e Tweedy sembra apprezzare molto, tanto da innescare battiti di mano ritmati e altre piccole forme di coinvolgimento.

La parte principale del concerto è un trionfo di musica, di cui sembra che i Wilco vogliano sperimentare tutte le possibilità e le sonorità, facendo dialogare gli strumenti, tantissimi (praticamente a ogni brano i chitarristi, in particolare Tweedy, cambiano le chitarre - acustiche ed elettriche - con cui suoneranno), ma anche i sintetizzatori, nonché talvolta il rumore che sovrappongono alle melodie.

Se anche non foste stati tra quelli che conoscono le canzoni del gruppo e cantano a squarciagola i testi insieme al cantante, vi assicuro che lo spettacolo vi avrebbe lasciati a bocca aperta. L'ensemble musicale dei Wilco appare come una macchina da musica perfetta, che funziona e si incastra al centesimo di secondo, ma dà anche spazio alle straordinarie individualità dei musicisti.

Al termine dell'ora e mezza di concerto, siamo tutti stanchissimi per essere stati fermi in piedi (non abbiamo più l'età evidentemente), ma certamente non siamo pronti a lasciar andare questa straordinaria band. Il pubblico infatti si rasserena quando vede che, una volta usciti dal palco i musicisti, gli aiutanti allestiscono un'area quasi unplugged, quasi chamber, dove il gruppo tornerà a esibirsi, questa volta lasciando i grandi spazi e stringendosi a far dialogare gli strumenti in maniera molto più melodica e folk (come alle origini del gruppo). Compaiono così il banjo a sostituire una delle chitarre, la diamonica a sostituire le tastiere, una batteria jazz a sostituire la grande batteria rock e uno strumento musicale che non saprei come si chiama (ma è una specie di chitarra che si suona tenendola poggiata sulle gambe). L'effetto diventa intimo e la connessione col pubblico si fa ancora più palpabile.

Quando dopo mezzanotte il concerto finisce, tutto il pubblico è consapevole di aver assistito a un grandissimo spettacolo musicale, di quelli che fanno amare perdutamente la musica e soprattutto quella del vivo.

Voto: 4/5

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