mercoledì 18 novembre 2015

Io, Nessuno e Polifemo. Intervista impossibile / Emma Dante

Io, Nessuno e Polifemo. Intervista impossibile / Emma Dante. Teatro Vittoria, 5 novembre 2015.

Non avevo mai visto spettacoli di Emma Dante a teatro. La mia conoscenza dell'autrice e attrice era limitata al cinema e, in particolare, al film Via Castellana Bandiera, che mi era piaciuto molto.

Così quando M. mi ha proposto di prendere i biglietti di questo evento del RomaEuropa Festival 2015 ho accettato ben volentieri.

Ed eccomi qui al Teatro Vittoria un giovedì sera di una settimana in cui sono uscita tutte le sere e sono distrutta, ma non demordo :-)

Lo spettacolo - come ci spiegherà la stessa Emma Dante nel dibattito con il pubblico - nasce da un testo scritto qualche anno prima, quando - a un precedente RomaEuropaFestival - ad alcuni autori e scrittori era stato chiesto di realizzare delle interviste impossibili. L'intervista impossibile con Polifemo e Odisseo è poi diventata un testo teatrale ed è stata portata in scena.

E detto così potrebbe sembrare molto noioso, e invece non lo è.

Sulla scena si muovono tre bambole rotte (le bravissime Federica Aloisio, Viola Carinci e Giusi Vicari) e sul trabattino alle spalle della scena sale una musicista, Serena Ganci, che si occuperà delle canzoni e delle musiche dal vivo che accompagnano parole e azioni.

Sul proscenio arrivano poi Emma Dante, che interpreta se stessa, l'intervistatrice impossibile, e Polifemo (Salvatore D'Onofrio). E tutto risulta spiazzante fin dal principio, perché questo gigante accecato - consegnato alla storia da tanti racconti e tanta letteratura - non solo parla napoletano, ma si presenta come un povero cristo, la cui vita è stata rovinata da un imbroglio e che pure non ha perso il senso dell'umorismo. Fino a quando non entra in scena Odisseo, Ulisse, Nessuno (Carmine Maringola), che fa il suo ingresso come un supereroe di periferia, un guitto, un gigione pieno di sé, uno che ama la vita al punto da aver rifiutato l'immortalità e che della vita vuole prendersi tutto, anche quando questo si traduce in sofferenza per qualcun altro, che sia Polifemo o Penelope. Ma un guitto simpatico, che parla napoletano anche lui, e che è difficile odiare per davvero.

Commedia e dramma si alternano in scena, e una forma di meta teatralità fa capolino qua e là, attraverso l'intervistatrice che parla con Polifemo del significato del teatro o attraverso le mille maschere di Nessuno.

Il momento più emozionante per me è la scena dedicata a Penelope e alla sua tela infinita, interpretata magistralmente dalle tre ballerine che replicano quest'unica donna nella sua dimensione diacronica e sincronica, avvolte e quasi imprigionate nella tela che Penelope ha scelto di tessere ma da cui in qualche modo non riesce più a liberarsi.

Lo spettacolo è nel suo complesso interessante, forse non potente come mi dicono essere normalmente i lavori di Emma Dante, ma il pubblico accoglie con favore e, anche nel dibattito successivo, coordinato da Elena Stancanelli, interviene con domande e curiosità, cui fa da contrappunto l'ironia tutta siciliana di Emma Dante.

Voto: 3/5

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