sabato 5 settembre 2015

Ebridi in salsa greca: le isole Fourni (e Samos) - Parte I

Il nostro viaggio quest'anno comincia non molto dopo il caos all'aeroporto di Fiumicino, che ha provocato ritardi colossali soprattutto per la compagnia Vueling. Quella con cui dobbiamo volare noi (!).

E così intanto si parte con circa due ore di ritardo per Samos. Per fortuna all'arrivo all'aeroporto c'è il nostro "angelo custode", il ragazzo della compagnia di noleggio auto Enterprise che - oltre a una gentilezza e una disponibilità incredibili - si dimostrerà prezioso in tutta la vacanza.

Con la nostra Nissan Micra andiamo di filato verso il nostro "studio" Pelagia, a Kampos di Marathokampos, nella zona sud-ovest dell'isola. Questi primi giorni a Samos saranno all'insegna di colazioni all'aperto, circondate da gattini minuscoli che vorrebbero partecipare al banchetto, e di esplorazioni dell'isola.

Il primo giorno restiamo in quest'area: primi bagni alla spiaggia di Tripiti, primo pranzetto con koriatiki (l'insalata greca) e gemista (verdure ripiene) alla taverna Chrisopetro, poi ci spingiamo più a ovest e ci fermiamo alla spiaggia di Limnionas mentre il sole già tramonta. Per la sera decidiamo di seguire un'indicazione della nostra guida e così prendiamo uno sterrato allucinante che ci porta alla taverna Kohily ("alla fine del mondo"), gestita da un greco e da una tedesca, con un affaccio strepitoso sull'Egeo.

Il giorno dopo facciamo tappa alla spiaggia di Balos, una spiaggia di grossi sassi con alle spalle un paesino abitato quasi interamente da greci. Sulla spiaggia non c'è praticamente nessuno e ovviamente approfittiamo per un primo bagno della giornata. Dopo una sosta nel paesino di Koumeika, con l'immancabile grande platano nella piazza centrale e ben tre kafeneion che si affacciano su di essa, andiamo verso Platanos, il paese più alto dell'isola, circondato di vigne, da cui la vista spazia sia verso la costa sud che verso quella nord.

A Karlovassi chiediamo informazioni per i traghetti da prendere per andare alle Isole Fourni, visto che la nostra programmazione ha un buco di un paio di giorni non essendo riuscite a capire dall'Italia in quali giorni fossero i traghetti. Qui per la prima volta ci imbattiamo nell'enorme numero di migranti e rifugiati che ogni giorno arrivano attraverso la Turchia (vicinissima) sulle isole greche, con i loro vestiti ad asciugare sui cancelli del porto, i salvagente arancioni ammucchiati, i bambini addormentati sulle gambe delle madri (la stessa scena vedremo anche al porto di Vathì, la città più grande dell'isola).

Dal porto di Karlovassi andiamo alla spiaggia di Potami, che è strapiena di italiani (in generale gli italiani sono parecchio presenti sull'isola, con parziale eccezione per la zona sud-ovest), e poi facciamo la passeggiata nel bosco fino alla cascata, cui nell'ultimo tratto si arriva camminando nell'acqua attraverso una gola molto bella. Poiché non possiamo andare insieme, C. dovrà aspettare una famigliola svedese per decidersi ad affrontare la gola e arrivare alla cascata.

Il nostro tour esplorativo dell'isola continua verso Kokkari. Ci fermiamo prima di giungervi ad una spiaggia bellissima, quella di Tsamadou, coperta di ciottoli piatti, con l'acqua limpidissima, che assume colori incredibili man mano che si va verso il tramonto. In serata ceniamo alla taverna Irida nel paese interno di Stavrinides, arroccato sulla montagna alle spalle della costa, da cui si gode una vista fantastica sul nord dell'isola. La taverna è carinissima, piena di greci e di bambini che festeggiano non si sa cosa con quintali di souvlaki (che poi alla fine sti greci mangiano proprio le cose che mangiamo anche noi turisti, o sbaglio?).

Da Irida facciamo il nostro pasto greco più originale della vacanza e forse di sempre in Grecia: frittelle di ceci con tzatziki, coniglio in umido e una specie di gulash, il tutto innaffiato di buon vino e ouzo.

Poiché il nostro traghetto per le Fourni parte mercoledì, intanto abbiamo prenotato una notte a Pythagorion nel sud est dell'isola e così il martedì andiamo in quella direzione. Facciamo una breve tappa a Pyrgos, dove prendiamo un "freddo cappuccino" (una roba buonissima se fatta bene: caffè freddo shakerato con ghiaccio e una montagna di schiuma di latte in un bicchierone!) e una fetta di torta di semolino (che non so come chiamano i greci: io la chiamo harissa o basbousa). La spiaggia dove ci fermiamo è quella di Psili Ammos, dove c'è parecchia gente perché qui il fondale digrada lentamente e dunque è un posto molto adatto ai bambini e ai giochi da spiaggia (non esattamente però il tipo di spiaggia da noi preferito, anche se l'acqua è davvero spettacolare).

A Pythagorion prendiamo posto nella nostra Sunshine Pension (in una delle stradine strettissime del centro, in cui quasi ci incastriamo con la nostra Micra) e riportiamo la macchina all'Enterprise, dove c'è lo stesso ragazzone che ci aveva accolte all'aeroporto. Grazie a lui scopriamo che non c'è bisogno di tornare a Karlovassi per andare alle Fourni, perché c'è anche un traghetto da Pythagorion, proprio l'indomani mattina alle 8,30, il Dodekanisos Pride (un bel catamarano arancione che gira per tutte le isole di questa parte della Grecia!).

Il giorno dopo, l'arrivo alle Fourni è un po' traumatico perché c'è Nikos degli studios Eftichia ad attenderci, ma non riesco - in nessuna lingua per me possibile - a spiegargli che la prenotazione che noi abbiamo è dal giorno dopo e dunque ci servirebbe un alloggio anche per questa prima sera. La situazione rimane incerta per parecchie ore, durante le quali prendiamo un altro freddo cappuccino e mangiamo una buonissima spanakopita (una pizza rustica con verdura) comprata da uno dei due forni del paese Fourni Korseon.

Finalmente Nikos capisce che non abbiamo una stanza e, allora, considerando che lui è una specie di piccolo boss locale, ci sistema all'Irini studio, sempre da lui gestito, che però è più vecchio e più "sgrauso" dell'altro e ci ricorda molto la casa degli albanesi dove avevamo dormito l'anno scorso alcune sere in Calcidica. Tra l'altro sta in una strada secondaria, all'apparenza tranquillissima, dove invece la gente vive praticamente seduta davanti casa a chiacchierare dalla mattina alla sera, senza darci un attimo di tregua. Per un attimo mi sembra di essere tornata al mio paese di infanzia com'era circa 30 anni fa.

Il pomeriggio finalmente riusciamo ad andare al mare, e cominciamo dalla spiaggia più vicina al paese, quella di Psili Ammos dove si arriva tranquillamente a piedi. La spiaggia è bella, l'acqua pure, e c'è anche poca gente, ma il bar della spiaggia (cosa che tra l'altro scopriremo essere piuttosto rara in queste isole) ha la musica a volume parecchio alto e questo non aiuta certo il relax.

La nostra prima cena alle Fourni è da O Miltos, una psarotaverna (ossia una taverna di pesce sul porto), dove torneremo più volte perché pur essendo piuttosto affollata - in particolare da italiani - fa del pesce alla griglia freschissimo e buonissimo, nonché un'ottima astakomakaronada (una pasta con l'aragosta che scopriamo essere un piatto tipico di qui). Sarà perché la forma dell'isola dall'alto è proprio quella di un'aragosta o di un astice? ;-)

Il giorno dopo ci trasferiamo ad Eftichia Studios dove staremo finalmente ferme per un po' di giorni e dove posso finalmente disfare la valigia (uno dei miei massimi piaceri! ;-) ). A piedi andiamo alla spiaggia di Kampi, che sta a circa 2 km dal paese. Un posto molto bello, dove torneremo almeno un altro paio di volte. Cominciamo a capire che una caratteristica delle spiagge di Fourni è la presenza delle tamerici, che - dove non ci sono - vengono piantate e che rendono del tutto (o quasi) inutile l'ombrellone (per nostra fortuna!).

Prima di sera facciamo una passeggiata e ci fermiamo al tramonto alla microspiaggetta che sta prima di Psili Ammos, dove arrivano un ragazzo e la madre per farsi il bagno (quest'ultima con vestito e ciabatte indosso). Dopo ritiriamo lo scooterino che abbiamo prenotato dalla noleggiatrice molto figlia dei fiori che sta sulla via principale e andiamo verso la taverna di Kamari, Almyra, di cui abbiamo letto nella guida. Questa prima esperienza per le strade (in realtà un'unica strada principale che attraversa l'intera isola) è emozionante: su e giù per le montagne, tornanti, discese e salite, vicinissime al mare o più lontane, al livello del mare oppure a dominare dall'alto le moltissime baie, con lo sguardo che si perde tra le tantissime isole che si susseguono all'orizzonte, attraverso istmi strettissimi che permettono di guardare in ogni dove... Si rimane davvero a bocca aperta e sono questi paesaggi che mi hanno convinta una volta per tutte che la definizione delle Isole Fourni come Ebridi esterne dell'Egeo è perfetta.

La taverna di Kamari ha una location fantastica; in un piccolissimo borgo di pescatori, si affaccia direttamente sulla spiaggia così si cena con i piedi nella sabbia. La cena è buona, soprattutto la patzaria con la skordalia (le rape rosse con la salsa all'aglio, poi puntualmente riprodotta a casa al ritorno), e il luogo consente anche di guardare un cielo pienissimo di stelle, punteggiato in quei giorni anche dalle rapidissime scie delle stelle cadenti.

Il giorno dopo - entusiaste del fatto che abbiamo il motorino - ci lanciamo nell'esplorazione della parte meridionale dell'isola, anche se oggi il cielo è coperto (l'unica giornata di cielo coperto dell'intera vacanza!). Prima tappa la spiaggia di Elidaki, dove ci sono un po' di greci che campeggiano e un ambiente di naturisti, del quale approfittiamo per fare un bagno senza costrizioni! ;-)

La spiaggia di Petrokopio la vediamo solo dall'alto e decidiamo di tornarci nei giorni successivi, cosicché procediamo ancora verso il sud dell'isola fino a dove la strada principale finisce, esattamente al centro tra due baie, la Vlychada Bay e la Agios Ioannis Bay, ma nessuna delle due è la nostra prescelta. Torniamo un po' indietro e prendiamo la deviazione per Agios Ioannis Teristis che ci porta a un paesino minuscolo con le case arroccate e un piccolo monastero, e una scalinata infinita ci porta al molo. Da qui io a nuoto e C. lungo il costone della montagna raggiungiamo la spiaggetta deserta che è poco più in là, dove arriva prima di noi un gruppetto di ragazzini del luogo e poi i loro genitori con la barchetta a fare il bagno tutti insieme, mentre sulle montagne si sente lo scampanellio delle capre. Un posto da romanzo marinaro dell'Ottocento. Bellissimo.

L'ultima tappa per la giornata di oggi è Vitsilia, una bella spiaggia di ghiaia dove ci sono famiglie greche che pescano e fanno picnic, e dove il cane di una di queste mi adotta, riportandomi la ciabatta che gli ha lanciato il padrone! ;-) (secondo la nostra noleggiatrice di scooter Vitsilia è il posto migliore dove andare a vedere l'alba, ma chi è che ce la fa ad alzarsi a quell'ora?).

Questa giornata è stata anche caratterizzata dall'incontro con intere mandrie di caprette che abbiamo più volte dovuto affiancare o attraversare e che io non smettevo un attimo di fotografare, mentre C. continua a dire che c'era un odore pazzesco di formaggio di capra e che dunque il formaggio allora sa proprio di capra (!).

Sulla strada del ritorno vediamo il nostro primo tramonto dall'alto e poi - una volta in paese - scegliamo di cenare da Kali Kardia, che diventerà praticamente la nostra taverna del cuore e dove mangeremo un sacco di cose buonissime: il kontosouvli, una specie di porchetta, una moussaka strepitosa, dei gemista (pomodori ripieni) saporitissimi, verdure a volontà di vario genere, una crema di fave eccellente, il tutto gestito dai fratelli Yannis e Mikali e dalle loro famiglie.

(Per continuare con il racconto vai qui)

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