sabato 18 luglio 2015

Il gioco di Ripper / Isabel Allende

Il gioco di Ripper / Isabel Allende; trad. di Elena Liverani. Milano: Feltrinelli, 2013.

Diciamo che non frequentavo più Isabel Allende dai tempi de La casa degli spiriti e dunque non sapevo cosa aspettarmi da questa sua scelta di cimentarsi nel giallo-poliziesco.

Innanzitutto, devo fare una lamentela ufficiale alla Feltrinelli. Ma è mai possibile che nel risvolto della copertina (e quindi immagino in tutte le sinossi sparse ovunque sulla rete) si informi il potenziale lettore di una cosa che accade praticamente a due terzi del libro e che condiziona nella lettura, in quanto fornisce degli indizi per svelare il giallo?

In ogni caso, nelle prime duecento pagine mi sono chiesta se non mi fossi imbattuta nel libro di qualche delirante americano (un ghost writer della Allende), talmente esso risulta sovrabbondante ed eccessivo nei personaggi nonché nell’intreccio: Amanda, la protagonista, pratica alcune attività riconosciute dalla medicina olistica, il suo ex marito è il commissario della squadra omicidi di San Francisco, la loro figlia Amanda gioca a Ripper con il nonno e altri ragazzi e strani personaggi dei quattro angoli del globo, l’amico Ryan Miller è un ex navy seal con una protesi al posto di una gamba. E così via.

Ok che il gioco di Ripper richiamato nel titolo è un gioco di ruolo e probabilmente la scrittrice sceglie di raccontare questa storia utilizzando gli schemi propri del gioco di ruolo, ma non esageriamo! ;-)

Il giallo decolla sul serio solo dopo la prima faticosa metà del romanzo. A quel punto, fatto ormai il callo ad alcuni eccessi, la narrazione diventa anche coinvolgente e giunge in porto suscitando un certo interesse, sebbene confermandosi alquanto kitsch rispetto ai miei gusti letterari.


Alla fine della lettura, nella pagina dei ringraziamenti, ho capito l'anomalia di questa scelta narrativa della Allende. Il marito, William Gordon, è uno scrittore di romanzi polizieschi e inizialmente il libro doveva essere scritto a quattro mani, ma non è facile per due scrittori – per di più marito e moglie – condividere l’attività della scrittura; e dunque la Allende ha deciso di proseguire da sola, sebbene con il supporto e i suggerimenti del marito.

In conclusione, considero Il gioco di Ripper poco più di una lettura estiva, che non credo lascerà molte tracce nella mia memoria se non per l’immagine del cane navy seal, Attila, lanciato col paracadute dall’elicottero, o con gli occhiali a infrarossi.

Voto: 2,5/5

P.S. Dimenticavo: questi sono i libri che sceglie C. per le vacanze! ;-)))

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