mercoledì 10 giugno 2015

Di qua e di là dal crinale: Casentino e dintorni

Approfittando del fatto che il mio compleanno quest'anno cade di sabato e che ad esso ci si aggancia perfettamente il ponte del 2 giugno, la decisione di fare una piccola vacanza arriva praticamente in automatico. La scelta cade sulla zona delle foreste casentinesi, a cavallo tra la Toscana e la Romagna, luogo dove ero stata tantissimi anni fa alloggiando a Badia Prataglia. Questa volta, io e C. decidiamo di soggiornare sul versante romagnolo del crinale, in un bell'agriturismo nella zona di San Piero in Bagno, La terrazza sul parco, gestito con passione da Mauro Mancini. Si tratta di un gruppo di case in pietra che insieme a quella in cui vive lo stesso proprietario costituiscono un piccolo borghetto. L'agriturismo ha aperto da non molto, e dunque qualche dettaglio è ancora da sistemare, ma complessivamente si tratta di un'esperienza assolutamente da consigliare.

Prima però di arrivare al nostro agriturismo abbiamo già fatto una tappa al chiosco L'oasi, un posto che fa delle piadine fantastiche (noi abbiamo assaggiato la classica prosciutto crudo, squacquerone e rucola e la salsiccia e squacquerone: divine!!!) e non abbiamo fatto in tempo a provare rotoli e crescioni (varrebbe la pena di tornarci anche solo per quello).

E così la prima sera - dopo la leggera merenda con piadina (!) e una passeggiata al tramonto al Santuario della Madonna di Corzano - non abbiamo molta fame, ma è il mio compleanno e preferiamo mangiare fuori. Finiamo in un ristorante-pizzeria un po' fuori San Piero (in piena campagna) che si chiama Nuova Fontechiara. Il posto è rimasto un po' fermo al periodo tra gli anni Cinquanta e Settanta e anche la clientela tendenzialmente lo conferma, così come il menu. Lì per lì pensiamo "OMG, ma dove siamo capitate? Non andrà a finire come a Capodanno?". E invece alla fine l'esperienza si rivela molto positiva! Un passatello in brodo in due e una grigliata di carne ottima, più uno splendido dolce (cannoli ripieni di zabaione con cioccolato) per festeggiare. Personale gentilissimo.

Bella serata. Il giorno dopo non siamo esattamente mattiniere... Facciamo colazione nel nostro bell'agriturismo con tutto l'occorrente che abbiamo comprato al supermercato di San Piero. Poi per la tarda mattinata siamo pronte per la nostra passeggiata che parte direttamente dal sentiero che affianca l'agriturismo. Eccoci su per le colline romagnole tra aziende agricole, campi verdi, mucche, asinelli e quant'altro... Dopo un po' di percorso, quasi a caso sbuchiamo in una strada asfaltata che passa proprio davanti a un agriturismo con ristorante, il Sant'Uberto.

Qui facciamo la conoscenza di una simpaticissima cagnolina che - scopriremo poi - si chiama Asia. Ci si mette a fianco mentre proseguiamo un po' a caso il nostro giro nelle colline. Asia diventerà la nostra compagna in tutte le avventure che ci porteranno in mezzo a campi dall'erba altissima, nei recinti di case private, in piccoli boschetti. Per noi stana un cerbiatto, ci precede, ci aspetta e si fa fare tantissime coccole. Quando a un certo punto sbuchiamo di nuovo su una strada asfaltata le facciamo addirittura un guinzaglio con la mia cintura perché Asia tende a camminare in mezzo alla carreggiata e ci fa venire l'ansia.

Chiediamo indicazioni a un giovanissimo contadino e risalendo il fianco di una collinetta eccoci di ritorno verso l'agriturismo. Ed ecco Asia a casa. Cominciamo a pensare che svolga il ruolo di buttadentro perché a quel punto decidiamo di fermarci a mangiare nella verandina: crostini, tortelli alle erbe, grigliata di carne con verdure al forno, tozzetti e vino. Pronte a rientrare verso il nostro agriturismo, ma appena siamo sulla strada da lontano vediamo correre velocissima Asia verso di noi che ci fa le feste. Pensiamo che ci stia dando un ultimo saluto, ma in realtà non ha intenzione di lasciarci andare via da sole... Ed eccola di nuovo con noi mentre ci perdiamo per le colline perché lo smartphone con il navigatore è scarico e non abbiamo letto perfettamente la carta. Comincia a tuonare e a fare qualche goccia e il passaggio in mezzo alle mucche è da brivido perché una di loro forse ce l'ha con Asia, ma certamente anche con noi che l'abbiamo portata lì. Per fortuna usciamo indenni e dopo aver fatto molti più chilometri del previsto eccoci al nostro agriturismo. Asia è lontanissima da casa sua e non sembra avere intenzione di andarsene. Con l'aiuto di Mauro chiamiamo il suo padrone che dopo un po' arriva con la macchina a prenderla. La salutiamo anche se ci siamo veramente affezionate e non avremmo mai voluto lasciarla andare.

Dopo la doccia decidiamo di fare un giro a Sarsina, la città natale di Tito Maccio Plauto, e lì facciamo un'altra scarpinata all'inseguimento del cartello che indica l'arena plautina (scopriremo dopo che si tratta di una struttura sostanzialmente moderna su pochi resti antichi e però avremo modo di visitare il piccolo borgo di Calbano). La sera decidiamo di prepararci una cenetta a casa con riso e verdure per goderci un po' il nostro splendido appartamento.

Il giorno dopo mettiamo la sveglia (!). E abbastanza per tempo siamo in macchina alla volta dell'eremo di Camaldoli passando per Badia Prataglia e Camaldoli. Una volta lì il nostro obiettivo è raggiungere e fare un giro sulla GEA (Grande Escursione Appenninica). E così risalendo il sentiero 68 siamo su questa specie di autostrada tra i boschi dove buffamente incontriamo persone solo quando il sentiero sbuca tra i prati. Il nostro obiettivo è la foresta integrale di Poggio Fratino fino a raggiungere Poggio Scali dove arriviamo più o meno all'ora di pranzo, ma da mangiare abbiamo solo un paio di biscottini. Il posto è meraviglioso: un piccolo cucuzzolo da cui si dominano gli Appennini, sia il versante toscano che quello romagnolo.

Eccoci di ritorno.

C. propone una piccola variante: un anello che ci fa passare un po' più a sud del sentiero principale. Peccato che all'inizio il sentiero non c'è e quindi dobbiamo passare in posti assurdi, tra foreste tutte uguali, piccole frane, siepi altissime. Alla fine una specie di carrareccia la troviamo, ma non si può dire che sia mantenuta: e quindi guado di torrenti, scavalcamento di alberi caduti ecc. Niente però mi farebbe tornare indietro per rifare la strada. Quando sono quasi disperata, dopo le Tre Fonti ecco finalmente la nostra autostrada tra i boschi. Ancora un'oretta di cammino ed eccoci infine all'eremo. Non ci facciamo mancare neppure la visita guidata e poi finalmente via le scarpe da trekking e benvenuti sandali!!!

È abbastanza presto e così decidiamo di andare a visitare un paese nei dintorni e, su suggerimento di una coppia di nostri vicini di agriturismo che abbiamo incontrato all'eremo, decidiamo di dirigerci verso Poppi. Bellissimo borgo nel quale passeggiamo ammirate fino a raggiungere la piazza dove sorge il castello. Qui dopo aver assistito al volo di un falco gestito da due ragazzi e al suo mancato rientro - causa l'alzarsi in volo di uno stormo di altri uccelli a difesa del loro territorio -, ci sediamo al baretto per una birra e delle patatine di aperitivo. Sulla strada del rientro riusciamo anche a comprare un po' di finocchiona e di pecorino casentinese che sarà la nostra colazione del giorno dopo.

La sera andiamo a mangiare all'osteria slow food di San Piero in Bagno, Alto Savio, che conferma perfettamente tutte le nostre aspettative, sia per l'ambiente che per il cibo. Antipasto di salumi e formaggi di produzione locale (squisiti!), una porzione abbondante di tortelli di patate con i funghi porcini freschi, un misto di carni arrosto (coniglio, faraona, agnello) e di verdure al forno. Del coniglio C. chiederà il bis. Poi il dolce al mascarpone. Tutto innaffiato da ottimo vino della casa e rosolio finale. Prezzo onestissimo! Felici, decidiamo di fare un'ultima passeggiata digestiva e poi a nanna.

Il giorno dopo è quello della partenza. Sistemiamo le borse, facciamo i saluti, e ci dirigiamo verso San Benedetto in Alpe (dove parte il sentiero per andare alle cascate dell'Acquacheta ma non c'è tempo né voglia di un'altra escursione). Così compriamo due tortelli (una specie di piadina richiusa su se stessa) ripieni di verza e patate e li mangiamo sulla riva del torrente. Poi macchina verso Bologna, un po' di code e di stress da rientro, ma resta il fatto che la vacanza ci ha veramente rigenerate!

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