lunedì 4 novembre 2013

Plantman, Black Market, Unplugged in Monti, 17 ottobre 2013


Forse qualcuno si ricorderà che ero stata al Black Market qualche tempo fa per ascoltare il concerto di Maximilian Hecker in quella che poi era diventata una serata davvero esilarante insieme al mio amico M.

Visti i precedenti, dovevo aspettarmi che la mia seconda volta alla rassegna Unplugged in Monti non potesse essere molto diversa, sebbene ormai fossi preparata al tipo di ambiente.

Anche questa volta dovevo andarci da sola e avevo prenotato un unico posto per i Plantman, nell’idea che non fosse facile convincere qualcuno a seguirmi in questa cosa.

E invece si scopre che un’amica di recente acquisizione, V., non solo ama la musica ed è lei stessa musicista (chissà magari prima o poi scriverò un post dopo aver visto un suo concerto!), ma ascolta fondamentalmente il mio stesso tipo di musica, e così si “autoinvita” al concerto, cosa che mi fa molto piacere perché andare ai concerti è sempre bello, ma in compagnia è ancora più bello.

Ovviamente arriviamo là senza sapere se faranno entrare V., perché il concerto è sold out, ma come già era successo la volta precedente in realtà qualche posto c’è e V. può entrare tranquillamente. Birra e bicchiere di vino non possono mancare prima di prendere posto, ma forse ci affacciamo alla saletta troppo tardi, cosicché sono rimasti due posti proprio all’ingresso e due in “piccionaia”, una specie di soppalchino dove trova posto anche il fonico.

Scegliamo la piccionaia, da dove io spero di fare anche qualche foto. Peccato che mi renda subito conto che con le lampade nel mezzo non riuscirò a fotografare quasi nulla e il monopiede che mi porto dietro dalla mattina per l’occasione non servirà a niente. Comunque qualche foto viene fuori lo stesso, mentre i cinque ragazzi della band suonano la loro musica quasi sussurrata.

I Plantman (nelle foto il loro leader Matt Randall) li ho ascoltati parecchio su Spotify e ho comprato anche il loro album, per cui molte canzoni le conosco. Devo dire però che il concerto va avanti senza guizzi, né sobbalzi, su una sonorità un po’ troppo monocorde per poter essere davvero coinvolgente. Come già altre volte mi è capitato di osservare, la musica si divide in due: quella che preferisci ascoltare in cuffia nell’intimo della tua cameretta e che dal vivo rischia di risultare noiosa, e quella che non ti fa tanta voglia di ascoltarla finché la band non ti travolge con il suo carisma. Ovviamente oltre queste due categorie c’è la musica con la M maiuscola, i capolavori o i quasi capolavori.

In questo caso, il concerto risulta gradevole, ma non trascinante e, se non fosse stato per la vicinanza di un fonico che risulta comico nel suo essere completamente perso nei suoi pensieri e per i commenti divertiti di V., la serata avrebbe perso gran parte del suo fascino.

Alla fine, poiché stiamo in piccionaia, non riesco nemmeno ad appropriarmi di uno dei poster realizzati appositamente dalla designer Mynameisbri (aka Sabrina Gabrielli), che sono una delle cose più belle della rassegna Unplugged in Monti.

Usciamo e Roma ancora è pulsante di vita, e così un digestivo al Cavour 313 non ce lo toglie nessuno.

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