mercoledì 28 agosto 2013

Resa dei conti / Petros Markaris


Resa dei conti / Petros Markaris; trad. di Andrea Di Gregorio. Milano: Bompiani, 2013.

L’ultimo romanzo di Petros Markaris è ambientato nel futuro prossimo. È il primo gennaio del 2014, il giorno in cui Grecia, Italia e Spagna escono dall’euro e ritornano alle loro monete nazionali.

Charitos, il simpatico commissario di polizia che si caratterizza per il fatto che quando vuole rilassarsi e raccogliere spunti consulta un vocabolario della lingua greca, questa volta deve vedersela con omicidi che sembrano affondare le loro radici nelle fortissime tensioni sociali scaturite da una crisi economica sempre più profonda e grave.

Gli ultimi romanzi di Markaris - ancora più di quanto già non accadesse nei primi - utilizzano l’indagine del commissario per raccontare la Grecia, la città di Atene, i greci e le vicende della contemporaneità.

Per questo è inevitabile che, negli ultimi anni, il tema all’ordine del giorno sia la crisi economica le cui conseguenze si vedono non solo negli scontri di piazza, nel crescente numero di disoccupati, nella diffusa disperazione, ma anche nella vita quotidiana del commissario e della sua famiglia.

Genitori e figli tornano a cenare insieme per risparmiare sulla spesa, si cucinano sempre più legumi e sempre meno carne e pesce, si rinuncia alla televisione e persino all’automobile in favore dei mezzi pubblici.

Markaris ci riporta intatta l’atmosfera di un paese con fortissimi disparità sociali, ma in cui la fascia della popolazione in difficoltà si allarga sempre di più a comprendere anche coloro che inizialmente erano stati risparmiati dalla crisi, per esempio i dipendenti pubblici.

Il clima complessivo e gli scenari che Markaris tratteggia sono certamente inquietanti, eppure quest’ultimo libro è anche pieno di speranza, o meglio consapevole delle opportunità che la crisi porta con sé, ossia la possibilità di riscoprire una vita più semplice e valori di solidarietà e altruismo che un benessere un po’ artificiale avevano completamente cancellato.

Certo Markaris non sottovaluta i conflitti e le tensioni sociali attraverso cui bisogna passare, ma in qualche modo sembra convinto che questo forzato azzeramento di ogni agio - forse acquisito senza essere stato realmente conquistato - possa portare qualcosa di buono, in particolare il senso della misura e della gradualità la cui assenza è in parte responsabile dei disastri del presente.

Accanto a molta amarezza e a qualche preoccupazione, trova di nuovo posto l’ironia e la leggerezza che sono propri di Charitos e che però erano stati oscurati dai tempi bui che stiamo vivendo (non a caso così si chiama un saggio scritto dallo stesso Markaris).

Ma Charitos, la moglie Adriana, la figlia Caterina, il genero Fanis e il contorno di amici (Zisis, Monia, ecc.) mi sono sembrati tutti compattamente portatori della speranza di ricominciare.

E magari anche nella direzione giusta.

Voto: 3,5/5

venerdì 2 agosto 2013

I Kings of Convenience a Villa Ada, 24 luglio 2013


Ed eccomi di nuovo a villa Ada a distanza di pochi giorni dal precedente concerto, questa volta ad ascoltare i Kings of Convenience.

In passato ho ascoltato moltissimo la musica di questo duo musicale e penso di avere praticamente tutti i loro CD, che si contraddistinguono per i loro meravigliosi titoli ossimorici (Declaration of Dependence, Quiet s the new loud, Riot on an empty street ecc.).

Ultimamente li ho ascoltati molto di meno (anche perché è dal 2009 che non esce un loro album), ma ci sono rimasta affezionata. Così, dopo averli visti molto giovani e timidi diversi anni fa sempre a villa Ada, sono tornata per vedere quanto e come sono cresciuti.

Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe sono due ragazzoni di Bergen. Il primo alto e dinoccolato, rosso di capelli, con gli occhialoni spessi, e i pantaloni di colori improbabili, il secondo molto carino ed educato, con le camicie sempre stiratissime.

I due suonano insieme ormai da oltre 15 anni e si intendono alla perfezione. Eirik rappresenta la certezza, quello su cui si può sempre contare. Erlend è la mente vera, il genio musicale del duo, quello che può trasformare una serata di buona musica in un evento musicale a cui valeva davvero la pena di partecipare.

E così è stato a villa Ada. Erlend ha suonato improvvisando, cambiando gli arrangiamenti delle canzoni (seguito a ruota da Eirik), ha cantato, ha ballato nel suo modo buffo e divertente, ha chiacchierato con il pubblico (in buona parte in italiano, visto che da un po' vive anche a Siracusa di cui è cittadino onorario), ha fatto spettacolo coinvolgendo il pubblico in performance visivamente e acusticamente molto belle (come quando ha costretto tutti ad accovacciarsi e poi ad alzarsi in piedi tutti insieme, ovvero quando ha fatto cantare il pubblico dividendolo in settori).

Dopo un po' di canzoni del loro repertorio più tipico, quelle che più chiaramente li fanno identificare con il new acoustic mouvement, è salita sul palco la loro band di supporto formata da due italiani (uno dei due è anche il loro produttore, Davide Bertolini) e un inglese che ha consentito al duo di eseguire alcuni dei loro pezzi più classici in una versione trascinante che ha entusiasmato il pubblico.

Non è mancata la bellissima cover de I Giganti Una ragazza in due di cui tutto il pubblico ha cantato il ritornello.
Alla fine il bis era praticamente inevitabile, e così i due sono tornati sul palco - visibilmente contenti - per suonare e cantare ancora due canzoni.

Mi sa che i Kings of Convenience hanno un feeling speciale con l'Italia e per questo i loro concerti in terra italica non vanno assolutamente persi.

Voto: 4/5

giovedì 1 agosto 2013

L'Orchestra di Piazza Vittorio a Villa Ada, 19 luglio 2013


La manifestazione Villa Ada incontra il mondo, quest'anno alla ventesima edizione, è sempre un piacevole appuntamento estivo, tanto più che è a due passi da casa mia.

Quest'anno ho scelto un paio di concerti e ho comprato i biglietti in prevendita per evitare le lunghe code al botteghino.

Il primo è stato il concerto dell'Orchestra di Piazza Vittorio che si è tenuto venerdì 19 luglio. Prima dell'inizio del concerto la solita lotta per accaparrarsi qualcosa da mangiare, quest'anno più del solito perché non c'era il grande buffet multietnico dello scorso anno. E così prima abbiamo tamponato la fame con un piatto di salumi e formaggi del bistrot e poi - dopo un'attesa di oltre 45 minuti - abbiamo mangiato il nostro piatto di kebab e felafel. Il tutto un po' caro se mi posso permettere.

Ma il posto è bello e mangiare nella cornice del laghetto è decisamente piacevole.

Quando arrivano sul palco i componenti dell'Orchestra guadagno un posto quasi in prima fila per poter fare le fotografie e mi godo al meglio il concerto.

L'Orchestra la conosco molto bene. Nell'ultimo anno sono anche andata a vedere il loro spettacolo Il giro del mondo in 80 minuti all'Olimpico e avevo già avuto modo di vederli in diverse altre circostanze. Insomma, non starò a ripetere che mi piacciono e mi divertono.

Devo dire però che a Villa Ada mi sono piaciuti particolarmente. Liberi dall'ingessatura inevitabile prodotta dalla cornice di uno spettacolo di tipo narrativo e messi a contatto diretto con un pubblico non comodamente seduto in poltrona ma radunato davanti al palco, i musicisti dell'orchestra hanno dato il meglio di se.

Il concerto è stato una specie di carrellata nel loro repertorio, dalle canzoni ormai storiche del primo album fino a quelle realizzate per l'ultimo spettacolo.

Pubblico colorato ed entusiasta. Vecchietto che balla e si emoziona sulle musiche cubane. Bimbetto nero sulle spalle del padre che suona a ritmo usando la testa del poverino come un tamburo. Giovane fricchettone in visibilio. Atmosfera bella e rilassata.

Ce ne fossero di concerti così.

Voto: 3,5/5