domenica 21 ottobre 2012

Un sapore di ruggine e ossa


Alì (Matthias Schoenaerts) è una specie di animale selvatico. Grande e grosso, dotato di una straripante energia che trova sfogo nella boxe e nella lotta a mani nude, capace di affrontare qualunque difficoltà grazie a uno straordinario istinto di sopravvivenza, poco se non per nulla incline ai sentimentalisti, ma animato da un senso della vita e del piacere privo di quegli inquinamenti culturali che – in buona parte – sono andati a soffocare la nostra “animalità umana”.

Alì arriva ad Antibes con suo figlio Sam di 5 anni che gli è stato affidato dopo essere stato tolto alla madre, per stare dalla sorella, cassiera al locale supermercato.

Marie (Marion Cotillard) è una donna bella e disinibita che ama le emozioni forti. Durante il giorno ammaestra le orche e guida uno spettacolo in un parco acquatico, facendo guizzare questi enormi animali davanti al pubblico al ritmo dei suoi gesti. Vive con Simon, ma la sera ama andare in discoteca per farsi ammirare dagli uomini e sedurli. Una di queste sere incontra Alì, che fa il buttafuori.

Marie e Alì si rincontreranno dopo l’incidente con le orche in seguito al quale a Marie vengono amputate entrambe le gambe. Ma è solo l’inizio della storia.

Un sapore di ruggine e ossa è una specie di romanzo d’appendice degli anni Duemila, per la componente fortemente melodrammatica della storia raccontata ed anche per il carattere estremo dei personaggi principali, tutti aspetti che collocano il film su un piano che oscilla tra l’iperrealistico e il non realistico.

All’interno di questa cornice Audiard si muove con grande maestria nel pizzicare le corde della storia e tirarle quanto basta, anche grazie a due attori in splendida forma e a una colonna sonora di grande impatto emotivo.

Dal mio personale punto di vista il personaggio di Alì è quello che impedisce al drammone di avvitarsi su stesso fino a diventare stucchevole. Alì è spiazzante, immediato e privo di filtri, guidato da istinti primordiali che lo collocano totalmente al di fuori delle regole della convivenza civile, insensibile alle esigenze di delicatezza e tatto che l’educazione ha attribuito e preteso dai rapporti umani, ma la cui forza dei sentimenti è potente e tenera come nell’ecosistema della natura. Alì è un uomo di emozioni primarie (felicità, rabbia, paura), mentre sembra praticamente immune da tutte quelle emozioni che coinvolgono gli aspetti mentali dell'individuo come se in lui i normali processi evolutivi non si fossero compiuti.

Solo nella dura legge della natura che Alì rappresenta Marie può trovare la forza di dare una risposta alla sua tragedia, può evitare la commiserazione e superare la difficoltà a trovare una dimensione sociale, fino a riconoscere di nuovo in sé quell’energia vitale che ogni istante sfida la morte. A sua volta Alì comprenderà a sue spese un’altra legge della natura, quella che ci rende responsabili delle persone che amiamo e che ci rende bisognosi del loro amore.

Voto: 3,5/5

3 commenti:

  1. L'ho visto: ho odiato il personaggio maschile come odio tutti gli uomini di quel tipo.
    Troppo aggressivo, animale, violento e poco attento agli altri.
    Odiato così tanto da sperare in una fine peggiore per lui.
    Lei?
    Lei meritava di meglio e non un uomo delle caverne, che a mio parere non sa amare

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Elisa! Capisco la tua sensazione... Non è certo un uomo che suscita simpatia o affetto. Però secondo me è interessante l'interazione tra i due personaggi, che può avvenire in quel modo solo dopo la tragedia di lei.

      Elimina

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!