giovedì 9 settembre 2010

The romance of the Song Dynasty

Le promesse si mantengono. Dunque, anche se in questa fase avrei sostanzialmente raggiunto i limiti di tolleranza per Cina e cineserie varie (tranne per i materassi cinesi, che sono l'unica cosa che rimpiango), non posso esimermi da una recensione di questo spettacolo che l'organizzazione del SILF2010 ci ha portato a vedere nell'ottica di darci un caloroso benvenuto e di offrirci una prova tangibile della loro ospitalità.

La prima sera ad Hangzhou siamo stati, dunque, trasportati in autobus in un'area periferica rispetto alla città (o almeno così mi è parso) in cui sorge una vera e propria cittadella, un vero e proprio parco a tema dedicato alle rappresentazioni relative alla saga della Song Dynasty, con tanto di enorme teatro da non so quante migliaia di posti, ricostruzione fintissima e scenografica dell'antica Cina, bancarelle con improbabili gadget e miliardi di persone ovunque. Pare che lo spettacolo sia gettonatissimo in Cina - e non solo - (è considerato realmente una performance da non perdere!), al punto tale che è praticamente impossibile andarci senza aver prenotato prima e questo comunque non risparmierà allo spettatore la necessità di andarci con ore di anticipo e di fare lunghe file per l'ingresso.

L'organizzazione della nostra conferenza è andata ben oltre, dal momento che non solo aveva comprato i biglietti per tutti i partecipanti, ma ha anche previsto delle corsie preferenziali che ci hanno praticamente consentito di arrivare all'ultimo minuto, trovandoci di fronte a un'enorme scritta sullo schermo dietro il palcoscenico che ci dava il benvenuto!

Immediatamente abbiamo avuto l'impressione di un'atmosfera surreale, che è poi stata confermata dal seguito. Ma prima di descrivere lo spettacolo e le sue mirabolanti trovate sarà meglio che io accenni brevemente a questa Song Dynasty, perché altrimenti non si capisce (e infatti noi non l'abbiamo subito capito) come mai ad essa è stata dedicata un'intera cittadella "culturale".
La Song Dynasty ha governato la Cina tra il X e il XIII secolo, trasferendo la capitale dell'impero ad Hangzhou nel 1129 e facendone la città più grande (pare che raggiungesse i due milioni di abitanti) e ammirata della Cina, come emerge dalle numerose testimonianze storiche (anche Marco Polo ne parla!). In pratica il periodo Song è quello più glorioso nella storia della città.

Bene, detto ciò, lo spettacolo è realizzato con grande dispiegamento di mezzi, allo scopo di colpire l'immaginazione degli spettatori. Prima dela performance vera e propria, due clown cinesi (una contraddizione in termini!) e uno spettacolo acrobatico intrattengono il pubblico.
Poi la scena - composta da un enorme palco, uno schermo centrale e degli schermi laterali (capaci di trasformarsi in palchi secondari) - si riempie di luci, di colori, di attori dagli abiti sgargianti e - dopo una breve introduzione che scorre in cinese sullo schermo (e un riassunto in inglese) - lo spettacolo ha inizio.

Si tratta di quattro atti: "La danza del banchetto al Palazzo Song", "La battaglia", "Il bellissimo West Lake e le sue fiabe", e, infine, "Il mondo si incontra qui". Non credo di essere in grado di raccontarvi molto di più della storia rappresentata, anche perché non sono esattamente sicura del fatto che ce ne fosse una. E se c'era non era certamente la cosa più importante!

Sì, perché è tutto il resto che fa lo spettacolo, come ad esempio le scenografie costituite in parte di aggeggi meccanici che movimentano e animano la scena (determinando frequentemente lo spostamento automatico delle prime file di spettatori!), in parte di proiezioni sullo schermo centrale e laterale che di solito amplificano la grandiosità delle ambientazioni e la sensazione della folla di persone e vorrebbero trascinare lo spettatore nella magia delle storie raccontate. Per non parlare dei fantasmagorici costumi dei ballerini e dell'ingresso in scena di cavalli in carne e ossa e di veri cannoni, o del lago artificiale che si apre sotto i piedi dei ballerini, delle cascate di acqua vera ricreate sulla scena, della pioggia che investe anche gli spettatori, degli ingressi dei protagonisti in scena da qualunque punto dell'enorme sala, degli effetti di profondità realizzati con i laser… Diciamo che, a un certo punto, non si sapeva più dove guardare (tanto più che il pubblico costituiva uno spettacolo a sé, visto che i cinesi si alzavano per guardare meglio, si producevano in sonori "Ooooohhhhhhhh!" e così via). Una solo vaghissima idea di quello che è potuto accadere in questo teatro ve la danno le foto di cui corredo questo post.

Che dire? Per chi era andato lì, come noi, con il nostro solito atteggiamento occidentale, tra il cinico e il disincantato, e senza sapere assolutamente nulla di quello che ci aspettava, è stata un'esperienza a metà strada tra Gardaland e l'opera musicale popolare 'Tosca amore disperato' di Lucio Dalla (o qualunque altro spettacolo di questo genere). In pratica, il nostro snobismo intellettuale ci ha suscitato, nella migliore delle ipotesi, qualche sorriso di divertita compassione… Ma devo dire che, se ci si lasciava andare allo spirito naive del luogo, ad una meraviglia squisitamente infantile, ad un entusiasmo privo di qualunque considerazione di tipo artistico-culturale, lo spettacolo acquistava quella sua magia tutta esotica e in parte incomprensibile (com'era giusto che fosse) che finiva per conferirgli un significato e una qualche piacevolezza.

Certo, mai avremmo potuto comprendere e condividere l'entusiasmo dei cinesi - poi ritrovato in numerose altre circostanze - per le meraviglie di Hangzhou, paradiso in terra, città benedetta dai favori degli dei, e per la straordinarietà della sua storia passata che il presente riconosce ed esalta (sebbene, dopo aver fatto fuori praticamente tutto, ci si debba accontentare ormai di falsissime ricostruzioni…). Ma questa è la Cina. Che ci volete fare?

Voto: 4/5 (il voto non è per la qualità dello spettacolo in sé, ma per l'irriducibilità che provo di fronte a una cultura e a un mondo con cui realmente sento difficile entrare in sintonia, forse troppo coperta - come sono - dalla polvere che mi si è accumulata addosso nel vecchio Continente)

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!