lunedì 22 marzo 2010

Shutter island

Sarà colpa della primavera appena cominciata, oppure dell'allergia che in questi giorni non mi dà tregua, ovvero di una domenica senza capo né coda, o del fatto di essere stata seduta in seconda fila, o ancora - e più semplicemente - dello stato catatonico che da circa una settimana mi caratterizza, ma sono uscita dalla visione del film di Martin Scorsese completamente stordita.

Se era questo che il regista voleva ottenere, ha perfettamente centrato il risultato, anche se nel mio caso è stato aiutato da una condizione di partenza piuttosto favorevole!

Partirei dalla fine, ossia dalla frase che l'agente federale Teddy Daniels (Leonardo Di Caprio) dice come ultima battuta del film: "Meglio una vita da mostro o una morte da uomo perbene?". E per l'ultima volta ci scombina le carte in tavola e ci fa pensare che la realtà non è esattamente quella che sembra.

Il gioco della follia che Scorsese mette in scena è notevole e non v'è dubbio che riesca a mettere più volte alla prova i tentativi di razionalizzazione che la mente gli oppone. La verità e la realtà diventano concetti relativi in una mente scossa dal senso di colpa o dalla necessità di difendere se stessa, o forse lo sono a prescindere dalla sanità mentale di ciascuno.

L'atmosfera del film e la costruzione narrativa mi hanno ricordato un po' altri due film: Memento del grande Christopher Nolan e The sixth sense di Night Shyamalan (che purtroppo si è un po' perso negli ultimi film). Il primo perché - seppure in modo diverso - c'è un gioco con lo spettatore in cui si mettono continuamente in discussione le certezze apparentemente acquisite, il secondo perché si punta alla sorpresa finale senza farsi mancare nel frattempo un po' di splatter/horror.

Quello che manca, però, secondo me al film di Scorsese - e che invece i due succitati certamente possedevano - è la misura. Dal mio punto di vista, Shutter Island va troppo spesso sopra la righe, pretende troppo da se stesso, è troppo lungo e non riesce a mantenere l'inverosimile nei confini di una presumibile follia.

Gli attori sono bravi e, del resto, il cast è di tutto rispetto: non c'è solo Leonardo Di Caprio, ma anche l'eccellente Mark Ruffalo (ma quanto mi piace questo attore!), Ben Kingsley e Michelle Williams, tutti capaci di muoversi su una linea di ambiguità, molto difficile da svelare.

E così, alla fine, si esce certamente confusi e, in qualche maniera, disturbati dall'esperienza vissuta su questa davvero inospitale isola, però anche con la sensazione di aver assistito a quello che poteva essere un grande film e invece è un prodotto con troppi difetti per poter risultare davvero credibile.

Comunque, degna conclusione della mia sconclusionatissima domenica!

Voto: 3/5

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