lunedì 15 marzo 2010

Mine vaganti

No, no, no... non si può ambientare un film tra Lecce e il Salento e far parlare la maggior parte dei personaggi con l'accento barese. E vabbè che per chiunque al di fuori della Puglia un accento 'strampalato' vale l'altro e, a quel punto, per un regista meglio usarne uno che è in qualche modo più orecchiato e conosciuto, però da pugliese e barese nell'animo faccio un po' fatica a mandarlo giù, perché linguisticamente stiamo parlando di due mondi veramente lontani.

Comunque, a parte questo, con Mine vaganti Ozpetek fa sicuramente centro.

Ci sono tutti i temi a lui cari e tutti i suoi marchi di fabbrica: l'omosessualità, l'ingombrante famiglia, i pregiudizi, la mescolanza tra canzoni degli anni '50 e '60 e melodie dalla sonorità orientale (sebbene questa volta non si affidi per le musiche ad Andrea Guerra, ma a Pasquale Catalano), l'universo femminile, le tavolate come momenti di verità, il cibo - e i dolci in particolare - come espressione del piacere della vita.

Questo potrà far pensare a chi ancora non l'ha visto che non c'è molto di nuovo da scoprire, ma non è così... Perché questa volta Ozpetek sa sorprenderci grazie alla leggerezza con cui affronta queste tematiche, virandole in forma di commedia (anche grazie al suo co-sceneggiatore Ivan Cotroneo) e riuscendo a strappare sorrisi e vere e proprie risate.

Ed effettivamente il trailer crea l'aspettativa di un film brillante e divertente, in cui il giovane Tommaso (Riccardo Scamarcio) torna a casa in Puglia da Roma per raccontare che è gay e che vuole fare lo scrittore e non ereditare il pastificio di famiglia. Ma le cose andranno in modo più imprevedibile di quanto si immagini.
Intorno a Tommaso ruota una serie di personaggi estremamente vividi: il padre Vincenzo (Ennio Fantastichini), la madre Stefania (Lunetta Savino), il fratello Antonio (Alessandro Preziosi), la sorella Elena (Bianca Nappi), la zia Luciana (Elena Sofia Ricci) e soprattutto la nonna (la bravissima Ilaria Occhini, interpretata da giovane da Carolina Crescentini). Entreranno poi in scena anche il compagno di Tommaso, Marco (Carmine Recano), e i suoi gayssimi amici, protagonisti - insieme alla zia Luciana - di alcune tra le scene più divertenti del film.

Eppure, vi dirò la verità, sarà perché l'ambientazione pugliese è per me sempre emotivamente impegnativa, sarà perché trovo piuttosto semplice far ridere attraverso una carrellata un po' macchiettistica come quella che ci viene in qualche misura proposta, ma alla fine mi è piaciuta di più l'altra faccia del film, quella più malinconica e pensosa, quella che forse più profondamente è incarnata dalle donne del film: la nonna che ha convissuto tutta la vita con una scelta di rinuncia che l'ha resa infelice, Alba (la bravissima Nicole Grimaudo), forse segretamente innamorata di Tommaso, ma certo indurita da una vita troppo difficile, la mamma Stefania, resa ambigua da un contesto complicato e in più costretta ad accettare un marito ottuso e fedifrago, la sorella Elena, apparentemente stupida e allineata, in realtà capace di comprendere le verità più profonde senza darlo a vedere, la zia Luciana, condannata a un comportamento borderline da un errore di gioventù.
Insomma, è vero che quello di Ozpetek è un mondo sostanzialmente maschile, ma in fondo sono spesso proprio le donne a dargli consistenza e spessore emotivo.

E poi che dire dell'analisi che il regista fa della famiglia, legame inscindibile e ineliminabile dalle nostre esistenze, ma spesso soffocante della propria natura e delle proprie aspirazioni, focolaio di tante paure e frustrazioni, eppure finale rifugio per tutti?

Certo, qualche predicozzo poteva risparmiarcelo, qualche stereotipo gay e meridionale pure, però alla fine Ozpetek sa toccarci il cuore. Ce ne fossero di registi come lui in questo nostro panorama italiano!

Voto: 4/5

8 commenti:

  1. Ho riso, ho riso e ho riso ancora. Bello, ci voleva. Dopo un Ozpetek (ma più che altro, il pubblico di Ozpetek) reduce dallo straziante "Un Giorno Perfetto", eccoci risalire la china scoppiettanti e sfarfalleggianti!
    Per chi, come me, non ha molte pretese cinematografiche e si scalda l'animo e il cuore con delle battute ben centrate ed uno studio dei personaggi degno di una vera commedia teatrale, eccolo qui...il giorno perfetto!
    Da annali miei personali del cinema la battuta: "E tu non dire che fai lo steward, sennò si capisce subito...!".
    Meravigliose Ilaria Occhini e Lunetta Savino, grandissima Elena Sofia Ricci. Eccelse le cameriere e il ritornello di "The way we were", da Oscar.
    Ho trovato Scamarcio il classico "articolo civetta", per vendere bene il film. E' un pezzo che Ozpetek non avrebbe più bisogno di certi espedienti. Parliamoci chiaro, non lo sa proprio fare...a buon intenditor...
    Che bella serata. Adoro tornare a casa e ripetere all'infinito le battute migliori, ridendo a crepapelle.

    RispondiElimina
  2. Bel film, una storia ben costruita, fluida, tutto sommato leggera. Non vedo però profondità nelle acque torbide dell'universo femminile... Anzi mi fa un po' rabbia l'ostentata separazione tra un maschile libero, tendenzialmente creativo ed autoreferenziale ed un femminile ghettizzato nella tradizione dove la ribellione assume forme più o meno alte di autolesionismo. Le donne del film costruiscono un mosaico di figure ripiegate su se stesse, tessere incollate da piccole vendette, rimpianto, rassegnazione, disprezzo. E' paesaggio, quadro vivente che fa da sfondo alle schermaglie più o meno scanzonate di giovani maschi un po' superficiali. E su tutto spira, impalpabile, un profumo di nonna.....

    RispondiElimina
  3. Grazie moltissimo ai due Anonimi.... che conosco benissimo!!
    La prossima volta sono graditi i nomi ;-))

    RispondiElimina
  4. E comunque per me la frase più bella è della nonna: "La normalità, che brutta parola 'normalità'"

    RispondiElimina
  5. Bellissimo il film. Mi è piaciuto tanto.
    Le mie impressioni le posso sintetizzare facendo un bilancio tra ciò che mi ha dato e ciò che mi ha tolto.

    Mi ha dato: "una vita vissuta solo per quello che vogliono gli altri non vale la pena viverla" e
    "sbaglia per conto tuo, sempre!"sintetizzano abbastanza bene il tutto. Questo è il senso del film che io ho colto di più.

    Mi ha tolto: un sacco di risate e ...qualche lacrima.
    Infatti sono completamente d'accordo con te quando dici che la faccia più emozionante del film è "quella più malinconica e pensosa, quella che forse più profondamente è incarnata dalle donne del film: la nonna"... che bel personaggio!

    chiara

    RispondiElimina
  6. Grazie, Chiara! Le due frasi che citi sono davvero belle e significative... Peccato che spesso i condizionamenti siano più forti della nostra volontà e del nostro desiderio di essere noi stessi fino in fondo!

    RispondiElimina
  7. Ciao, ho visto il film e sono davvero presa da tutte le sensazioni che mi ha lasciato.Non vedo l'ora di potermelo rigustare...nel frattempo se puoi aiutarmi a trovare la frase che Tommaso dice ad Alba riguardo gli amori impossibili, quando le spiega di cosa parla il romanzo da lui scritto.Grazie.Anonimo.Eleonora.

    RispondiElimina
  8. Ciao, Eleonora! La frase è: "Gli amori impossibili non finiscono mai...sono quelli che durano per sempre". E poi Alba aggiunge qualcosa tipo: "Che bella fregatura!"

    RispondiElimina

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!